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Di Francesco: "Con mio figlio sono stato solo papà"

Stefano Aravecchia
Il tecnico del Sassuolo Eusebio Di Francesco
Il tecnico del Sassuolo Eusebio Di Francesco

Il tecnico del Sassuolo racconta a Golden Boys la sua esperienza con Federico che lo ha seguito nel mondo del calcio ed ora è un giocatore professionista

02 novembre 2015
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SASSUOLO. «Ci sentiamo e scherziamo spesso, con me non è invadente, io gioco al calcio perchè è la mia passione. Ma non vorrei essere allenato da mio padre... mi fa correre troppo».

Parole di Federico Di Francesco, attaccante del Lanciano classe 1994, il maggiore dei tre figli di Eusebio, l’allenatore del Sassuolo. Un tecnico perfetto per le società - come quella neroverde - che puntano tanto sui giovani, possibilmente italiani. Il merito di Di Francesco non è solo quello di avere creduto e lanciato un talento cristallino come Berardi ma di avere una mentalità aperta e moderna, rivolta alla valorizzazione dei talenti: «I ragazzi vanno aspettati e accompagnati - spiega - nel calcio di oggi c’è troppa fretta. Bisogna cercare di entrare nella loro testa e non tutti vanno approcciati con lo stesso atteggiamento. Insomma, bisogna essere un po’ allenatori e un po’ psicologi».

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«Io, papà non invadente»

Spesso bisognerebbe entrare anche nella testa dei genitori, argomento delicato quando si parla di calcio giovanile. Eusebio Di Francesco ne sa qualcosa, avendo un figlio calciatore professionista la cui scalata è cominciata a 10 anni con gli Esordienti della Roma allenati da Andrea Stramaccioni. Poi l’approdo al Pescara quando Eusebio era appena divenuto profeta in patria: responsabile del settore giovanile del club abruzzese, subentrato a Cuccureddu a metà stagione sulla panchina della prima squadra conquistando la promozione in serie B. Federico giocava tra i dilettanti del River 65: aveva 16 anni, età in cui di solito chi non è ancora approdato tra i professionisti non ha più l’occasione per farlo. E invece Federico si guadagna sul campo l’esordio: è il 27 aprile 2013, a farlo debuttare in serie A nel Pescara è Cristian Bucchi, poco dopo arriverà anche la chiamata in azzurro. Di Francesco jr, dopo un grave infortunio, ora sta cercando rilancio a Lanciano in serie B: «Fin dagli inizi l’ho sempre trattato più da papà che da allenatore - racconta Eusebio. Gli ho insegnato l’educazione, il rispetto e la passione. Che significa dare il massimo in tutto quello che si fa. Spesso non vado neanche a vederlo, giusto per non diventare io il protagonista».

«Un cognome scomodo»

Quando porti sulle spalle un nome così importante, così conosciuto nel mondo del calcio, è facile essere additato come raccomandato. Un'etichetta che Federico si è staccato di dosso fin dall’esordio col Pescara dimostrando di saper giocare, e bene, a pallone. Un orgoglio per papà Eusebio che però, adesso come agli inizi, resta defilato: «Prima questo cognome gli pesava di più, all’inizio trovava avversari che gli rinfacciavano di essere un raccomandato, di giocare solo perchè “era figlio di”. Adesso lui la vive con serenità, sta facendo il suo percorso. Come giocatore Federico è in gamba, più tecnico di me. Deve ancora lavorare sul carattere per arrivare ai livelli di papà, ma ha i mezzi per riuscirci. Sarebbe un conflitto di interessi allenarlo in una mia squadra? No, ma è forse più giusto che faccia la sua strada».

«Nessuna pressione

La dinastia dei Di Francesco non si ferma a Federico: «Il fratello di diciotto anni studia all’Università e si diverte a giocare in Prima categoria ma ha la predisposizione a fare l’allenatore. Al Fantacalcio è un asso, potrebbe fare anche il giornalista. Al più piccolo, che ha nove anni, invece piace il tennis. Io non ho spinto e non spingerò mai i miei figli, cerco solo di aiutarli a coltivare le proprie passioni».

@Star_70_

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