Caso S.Agostino l'orizzonte e l'ombelico
Questo progetto s’ha da rifare. Le nozze di Modena con il nuovo polo culturale del S. Agostino, con la bellezza lasciataci in eredità da Gae Aulenti, sono ancora rimandate.
MODENA. Questo progetto s’ha da rifare. Le nozze di Modena con il nuovo polo culturale del S. Agostino, con la bellezza lasciataci in eredità da Gae Aulenti, sono ancora rimandate. Lo dice il Tar: e le sentenze, anche quelle (e sono tante, troppe...) scritte in una lingua astrusa, comprensibile solo agli azzeccagarbugli o a chi è burocrate di professione e animo, si rispettano.
Anche quando spingono una città a continuare a guardare il proprio ombelico invece di spingersi a immaginare un orizzonte diverso: magari alto, come due torri di magnifica trasparenza in cui raccogliere i libri di una biblioteca inimitabile come l’Estense e intorno seminare, far nascere e crescere un indotto di emozioni, identità, lavoro, occasioni, capacità di attrazione.
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Troppo alto, pare, per ciò che prevedono le attuali norme amministrative: magari nate per rallentare qua e là scempi e cementificazioni, oggi impugnate per dire stop a uno dei pochi sogni che Modena si è concessa di recente, a quello che potrebbe essere il simbolo in forma e sostanza di una modernità che si riconduce al proprio ieri per esaltarlo e trasformarlo in nuova risorsa di crescita, in domani.
Il tutto, al posto di un ospedale che ha fatto sì la storia della città, ma che oggi può rappresentarne, nel degrado e nell’abbandono, il rischio della malora futura sull’onda immobile dell’ignavia, della rinuncia, del cavillo, della rappresentazione autoreferenziale come tante chiacchiere senza futuro.
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Nei labirinti verbali del verdetto c’è anche indicata in qualche modo una via d’uscita: modificando i piani urbanistici, avendone la volontà e la forza politica insieme al consenso di chi ha davvero a cuore la città, la riqualificazione del triste esistente è ancora possibile.
Oppure ritoccando il progetto. Cosa che fa tornare in mente quando a Gehry da Modena fu chiesto se la sua porta di S. Agostino non si poteva farla magari un po’più piccola, un ciccinino... Che magari è una leggenda urbana: fatto sta, però, che Gehry salutò tutti, trasformò con un segno altre città in giro per il mondo e Modena rimase a guardarsi la Ghirlandina, un po’ pendente ma sempre, ineluttabilmente lì: il proprio altissimo ombelico.
@engraz
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