Gazzetta di Modena

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«Io, Simon Pietro vivo così tra fede e rischio attentati»

di Alfonso Scibona
«Io, Simon Pietro vivo così tra fede e rischio attentati»

Il sassolese De Liso è da mesi a Gerusalemme per studi legati alla teologia «Cambio vita. So i pericoli che ogni giorno corro ma qui tutti ci sentiamo sicuri»

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Un percorso di studio e di vita che istruisce ma tempra anche direttamente la persona, quello di Simon Pietro De Liso, che ha scelto Gerusalemme come terminale per un corso di perfezionamento in teologia.

Cristiano evangelico, sassolese di adozione De Liso è in città per qualche giorno ma già la prossima settimana farà ritorno a Gerusalemme per riprendere gli studi. È l'occasione per farci raccontare, dalla sua viva voce, cosa succede in quella terra, se le voci e le immagini che arrivano sono reali, se la sicurezza degli abitanti e la sua vengano messe in pericolo dagli scontri quotidiani tra fazioni e dalla guerra nata nel secolo scorso.

«Sicuramente di notizie a casa ne abbiamo fatte arrivare poche - esordisce - ma quelle che arrivano nei telegiornali sono vere. Posso dire, in ogni caso, che viviamo tranquillissimi. La situazione è calda, credo che da settembre a oggi abbiano fatto 15/20 attentati, ma dopo lo scotto iniziale a vedere queste cose un po’ particolari ci siamo abituati, anche se usare questo termine può sembrare strano per chi vive all’esterno e lontano».

La scelta di continuare il percorso iniziato nella tua chiesa di Sassuolo a Gerusalemme come è avvenuta?

«Studio teologia e lingue antiche - spiega - dopo aver già studiato teologia in Italia per un triennio a Roma. Vivo insieme a tanti altri giovani di ogni parte del mondo in un istituto dove studiamo il greco antico e l'ebraico antico; a questo ho deciso di aggiungere l'ebraico moderno così da avere l lingua per comunicare sul luogo. Tutto questo è finalizzato a un servizio all'interno della chiesa, infatti già prima di partire dall'Italia servivo Dio all'interno di una chiesa come collaboratore di un pastore e in futuro, a Dio volendo, la strada sarà ancora questa. Dovrò restare a Gerusalemme per tre anni e adesso anche i miei familiari, a casa, si sono tranquillizzati».

Ma in che condizioni si vive a Gerusalemme?

«So poco di quello che viene raccontato e fatto vedere in Europa - aggiunge - ma posso dire che la professionalità dei soldati israeliani è incredibile, sono veramente in grado di difendere la popolazione che non c'entra nulla in questo conflitto e allo stesso tempo cercano di stemperare gli animi e al contrario di quello che viene raccontato ho visto spesso gli stessi soldati israeliani intervenire contro altri israeliani per evitare che potessero creare problemi nei confronti degli arabi. Secondo il mio punto di vista non è assolutamente vero che Israele sia la parte cattiva della situazione: i buoni ci sono da un lato e ci sono dall'altro, i cattivi ci sono da un lato e ci sono dall'altro, le persone che cercano ogni occasione buona per litigare ci sono da entrambi i lati. Ma ci sono tante persone tranquille da entrambe le parti che vorrebbero vivere in pace e finirla con tutte questi conflitti».

Se diciamo la parola sicurezza, cosa rispondi?

«Rispondo che, nonostante gli attentati, noi civili abbiamo sempre la certezza di poter uscire e la consapevolezza che torneremo a casa sani e salvi».