Crolla la Giunta di Finale: gli assessori lasciano
Ma il Pd resiste, salva Ferioli, blinda il consiglio e oltre al commissario pensa a Ratti e Rovatti come sostituti dei ribelli
FINALE. Fernando Ferioli porterà a termine la legislatura - salvo nuovi cicloni giudiziari - perché il sindaco non vuole tradire i “suoi” finalesi abbandonando il timone di una nave comunque ormai alla deriva. E perché il Pd non vuole dare la sensazione di una ritirata disordinata, segno di incapacità a gestire la situazione. Ma ieri, in municipio, è andata in scena la seconda “Caporetto” dopo quella di lunedì, quando i carabinieri avevano sequestrato mezzo Comune, notificando 14 avvisi di garanzia. La pressione di questi giorni ha indotto le dimissioni di tre assessori. Per primo il massese Fabrizio Reggiani, delegato al Bilancio, che già le meditava da mesi. Poco dopo l’ora di pranzo le hanno depositate anche il vice-sindaco Lisa Poletti e l’assessore alla Cultura, Massimiliano Righini. La prima è in quota Pd e il secondo è della civica “Ferioli sindaco”. Sono gli unici due non indagati. A loro si è subito accodato anche Giovanni Golinelli, consigliere della civica e da 15 anni rappresentante dei cittadini in assemblea. Oggi potrebbe arrivare l’addio anche dell’altro consigliere civico, Michele Gulinelli.
Hanno scelto di andarsene perché «abbiamo cercato di impegnarci - dice una commossa Lisa Poletti mentre viene abbracciata da diversi dipendenti comunali - ma evidentemente non ci siamo riusciti. Dal punto di vista emotivo non ce la facevo più a reggere. Non sono attaccata alla poltrona, ce ne andiamo per il bene di tutti». Righini e Reggiani scelgono di non commentare mentre anche l’altro assessore Angelo d’Aiello sta per alzare bandiera bianca, quella che piace sempre più all’ultimo rimasto dei colleghi, Fabrizio Mengoli.
La situazione è precipitata dopo un summit mattutino con il Prefetto, Michele Di Bari, che ha confermato come il 5 giugno, a prescindere dalle eventuali dimissioni del sindaco, ci saranno le elezioni. Niente commissariamento e quindi niente rinvio al prossimo anno delle votazioni, come la Gazzetta aveva già spiegato. A quel punto ognuno ha pensato a se stesso, lasciando Ferioli a lottare quasi da solo come un leone ferito.
Ora cosa succederà? Si dà per assodato che il Pd, come avvenuto ieri sera durante una riunione urgente, imporrà ai suoi consiglieri comunali di non sfiduciare il sindaco. E soprattutto di non dimettersi visto che non ci sono di fatto più sostituti cui attingere in lista. Sarà votato il bilancio e poi arriverà finalmente il “rompete le righe”. La Giunta, invece, non ha più il numero legale. Quindi si cercheranno due assessori: si fanno i nomi del capogruppo in Consiglio, Andrea Ratti e del “tutor” mandato dal Pd di Modena, Beppe Rovatti, ex sindaco di Camposanto. Oppure, se anche d’Aiello e Mengoli si faranno da parte, sarà il Prefetto ad inviare un altro commissario che sostituirà gli amministratori e affiancherà Ferioli fino al termine della legislatura.