Gazzetta di Modena

Modena

Sul pericolo frane si deve fare di più

Sul pericolo frane si deve fare di più

Rapporto Legambiente: territorio modenese in difficoltà Numerosi i comuni che non hanno fornito i dati per lo studio

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È una Italia fortemente a rischio idrogeologico quella che tratteggia il rapporto "Ecosistema rischio 2016" di Legambiente e l'Emilia Romagna, Modena compresa, non è purtroppo esente dai problemi causati da frane e alluvioni, come si è visto solo pochi anni fa a Bastiglia e a Bomporto. Ma la maggioranza dei comuni della provincia modenese, come altrove nella penisola, non ha risposto ai quesiti dell'associazione ambientalista: gli unici "giustificati" dallla mancata comunicazione sono i territori colpiti dal sisma del 2012. A fornire i dati puntuali sono stati oltre al capoluogo solo Castelvetro, Maranello, Pievepelago, e Sassuolo. Nella città della Ghirlandina, spiega il rapporto che si basa appunto su dati forniti dalle amministrazioni monitorate, i problemi di possibili frane e alluvioni riguardano in particolare case costruite troppo vicine ai corsi d'acqua o vicini a terreni franosi anche se qui per fortuna è almeno presente un certo grado di manutenzione ordinaria. Ci sono, a dire il vero, spesso polemiche su Secchia e Panaro non puliti in vari tratti, ma al contempo vengono realizzate opere che possono abbassare l'entità del rischio. Ciò è dovuto al fatto, recita sempre il rapporto Legambiente, che nel nostro territorio sono presenti sistemi di monitoraggio e c'è un piano di emergenza che viene costantemente aggiornato. Inoltre in regione sono presenti sistemi di allerta efficienti che portano a un allertamento nel caso di problemi, con attività di informazione rivolte alla popolazione. Analizzando i dati forniti dai pochi comuni presenti nel rapporto Legabiente si vede una fotografia che, restando al territorio modenese, presenta circa le stesse problematiche di Modena. L'unica aggiunta rispetto agli altri comuni modenesi si riscontra a Castelvetro, Pieve e Maranello dove ci sarebbero anche numerose fabbriche e capannoni che rischierebbero problemi in caso di terreno che cede o di fuoriuscita di acqua dai corsi d'acqua.

Un rapporto in chiaroscuro, dunque, piuttosto simile a quel che si riscontra allargando l'analisi dei dati all'intera Emilia Romagna. Detto dei comuni colpiti dal terremoto del 2012 - 39 in tutto tra Modena, Bologna, Reggio e Ferrara - al momento non monitorati hanno mandato risposte complete al questionario di Legambiente appena 68. Tra essi nel 91% dei casi ci sono abitazioni a rischio idrogeologico, mentre nel 66% dei casi ci sono a rischio delle fabbriche. Per fortuna nell'84% dei casi nell'ultimo anno si è svolta una manutenzione ordinaria e nell'81% dei comuni analizzati sono state realizzate opere che hanno mitigato il rischio. Dappertutto o quasi (93% dei comuni in esame) è presente un piano d'emergenza e nel 57% dei casi sono presenti sistemi di monitoraggio dei problemi. Tutto bene dunque? No, visto che in Italia ben sette milioni di persone convivono con questi gravi problemi problema (quante sono, anche nel Modenese, le persone che ancora vivono in aree golenali?). Dei 1444 comuni oggetto dell'indagine da Aosta a Palermo ben nel 77% di essi ci sono rischio di frane e alluvioni. Un problema su cui applicarsi, anche perché si scontra con le cementificazioni che spesso e volentieri hanno colpito aree a rischio.

Stefano Luppi