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Attacco incendiario al circolo Milad: ora c’è un indagato

Attacco incendiario al circolo Milad: ora c’è un indagato

La procura ha iscritto nel registro un giovane turco Avrebbe filmato il raid, postandolo sui social con minacce

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Attacco incendiario in via delle Suore, alla sede dell’associazione turca Milad, avvenuto lo scorso venerdì notte: allo stato attuale c’è un indagato, un iscritto nel registro della procura di Modena. Si tratta di un giovane di nazionalità turca che avrebbe filmato il momento dell’incendio e avrebbe poi postato il video realizzato su Facebook corredandolo di minacce di morte.

Minacce che hanno fatto seguito ad altre minacce, quelle lanciate qualche giorno dopo in una specie di raid effettuato sempre davanti alla sede dell’associazione da una ventina di giovani a bordo di alcune auto. E in più ci sono state altre minacce contenute in alcune telefonate anonime.

Ma questo sarebbe solo il primo passo in questa inchiesta: dalla Procura infatti fanno capire che nei prossimi giorni verranno presi altri provvedimenti, definiti “importanti”, in merito e ora ovviamente coperti dal segreto delle indagini condotte dalla Digos e coordinate dal pubblico ministero Sighicelli.

Milad è un circolo conosciuto per il suo atteggiamento di apertura a Modena e all'Italia, da sempre al centro di manifestazioni pacifiche in favore di scambi interculturali. Ma l’associazione è anche il ritrovo di numerosi simpatizzanti del partito di minoranza del leader politico turco Gulem, in esilio negli Stati Uniti e ora accusato da Erdogan di aver organizzato il golpe. Se la sera del golpe, tra venerdì e sabato, nella piazzola della Coop Canaletto si era radunato spontaneamente un corteo di manifestanti pro Erdogan, dal quale potrebbero essersi staccati quattro giovani che hanno incendiato la sede di Milad. Poi sabato pomeriggio il circolo è stato ancora al centro di un atto intimidatorio Un raid di venti sostenitori di Erdogan per insultare l'associazione. E poi una serie di telefonate anonime per terrorizzare e far credere che tutti i soci di Milad sono ricercati dall'Interpol. «Sono arrivate numerose telefonate a nostri associati - ha detto fatto sapere l’associazione - da numeri privati e quindi non leggibili. Dicevano che dobbiamo costituirci al consolato turco al più presto, che siamo tutti ricercati per il golpe. L'interpol ci arresterà. È tutto falso, da quanto sappiamo, ma si capisce bene perché lo dicono. E ci fa paura». È la prima volta che a Modena si crea una simile tensione per divergenze all'interno di una singola comunità di immigrati. Per questo l'attenzione della polizia di stato è massima. La Questura di Modena ha disposto infatti una sorveglianza attiva intorno all'associazione per evitare che avvengano altri fatti gravi.