Augé a Festival Filosofia:“Rivincita” ossessione del passato che racchiude voglia di vendetta
L'ultima delle tre giornate dedicate alla rassegna filosofica internazionale ha preso il via con la partecipazione dello studioso francese Marc Augè. Augé, più che ospite, si potrebbe definire...
L'ultima delle tre giornate dedicate alla rassegna filosofica internazionale ha preso il via con la partecipazione dello studioso francese Marc Augè. Augé, più che ospite, si potrebbe definire colonna portante del Festival stesso. L'argomento affrontato quest'anno dall'antropologo è stato la rivincita. Il contesto è principalmente sportivo. Cosa spinge a vincere? «Davanti agli occhi di tutti il risultato è importante - ha esordito Augé - e si può ammettere che i guadagni finanziari non siano la sola fonte del desiderio di vincere. Amare lo sport significa innanzitutto fare un'esperienza intensa del tempo». Tempo inteso in che termini? «Il tempo sociale dato dalle stagioni ufficiali - ha elencato l'etnologo - e dai grandi match, per esempio. C'è, dunque, un aspetto socio-temporale dello sport scandito da un ritmo ordinario; tuttavia, c'è anche un tempo individuale che è quello della competizione vera e propria. Quest'ultimo cambia a seconda se si gioca in squadra o se si gareggia da soli. Ecco che la performance solitaria, pur essendo inserita anch'essa nel tempo, diventa più diretta quando lo sportivo lotta contro il cronometro; più drammatica quando lotta contro un altro o contro la propria stanchezza». Lo spettatore che ruolo ha? «È sensibile al lato umano della performance - ha chiarito Augé - magari affascinato dall'eventualità di una debolezza dello sportivo. “They never come back” (“Non torneranno più”) si diceva dei pugili che, raggiunta la vetta, conoscono una prima sconfitta». Qualche eccezione c'è stata. «Quando Mohamed Alì ritornò sul ring - ha spiegato Augé - si prese la rivincita sul destino. Il ritorno esercita una forte impressione sugli uomini: è una sorta di negazione della morte. La rivincita su di sé, invece, passa attraverso l'altro che si trova nella medesima condizione. La rivincita nasconde piacere, ma anche debolezza». Da dove deriva la voglia di rivincita? «Dall'ossessione del passato - ha risposto l'antropologo - la rivincita racchiude in sé l'idea di vendetta».