Gazzetta di Modena

Modena

Il furto di gomme mascherato da rapina

di Ambra Prati
Il furto di gomme mascherato da rapina

Al centro dell’udienza il caso del camionista “sequestrato”: accusati Pasquale Riillo, Mario Vulcano e Giuseppe Giglio

23 dicembre 2016
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REGGIO EMILIA. Un furto di 190 pneumatici Bridgestone da tir “mascherato” da rapina con sequestro. E’ uno dei casi che ha tenuto banco ieri all’udienza del maxiprocesso Aemilia. «Un episodio che può apparire di minore importanza, ma che conferma il modus operandi della cosca e soprattutto il vantaggio che alcuni imprenditori, che noi riteniamo collusi con la ‘ndrangheta, traevano dalla concorrenza sleale sul mercato», ha spiegato il maresciallo Emilio D’Agostino del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Modena, principale testimone della seduta.

Il maresciallo (dovevano esserne presenti altri due, assenti giustificati, che saranno ascoltati nella prossima udienza del 5 gennaio) prima è stato fatto oggetto di una lunga serie di controrepliche delle difese sull’affare Sorbolo, il grosso incendio nel quale sono coinvolti a vario titolo parecchi degli imputati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Poi D’Agostino si è focalizzato sulla vicenda che vede accusati in concorso, per appropriazione indebita e ricettazione, Pasquale Riillo, Mario Vulcano e Giuseppe Giglio, il pentito “Pino”. Una storia che ha inizio il 19 luglio 2011, quando un camionista, Massimo Muratori di Vignola, con precedenti, si presenta in caserma a Suzzara affermando di essere stato sequestrato e rapinato: a suo dire, la sera precedente alle 22.30 mentre si trovava nell’area di servizio San Martino Ovest (Parma), un individuo con accento campano lo aveva minacciato con una pistola, lo aveva costretto a uscire al casello di Reggio, gli aveva fatto prendere la strada per Viadana poi, ad una rotonda, lo aveva fatto scendere dal camion per farlo salire su un’auto tenendolo in ostaggio fino al mattino seguente, alle 6, quando era stato rilasciato con l’invito a recuperare il camion. Il tir era sparito, così come il prezioso carico - valore 61mila euro - partito da Cuneo. Da quella denuncia i carabinieri di Gualtieri e Guastalla avevano iniziato a studiare il caso per scoprire una realtà diversa: l’autista era in combutta con i presunti “rapitori”, ai quali aveva venduto sottobanco la merce. Avuto diverse conferme dalle intercettazioni, i carabinieri di Guastalla avevano eseguito perquisizioni a colpo sicuro: alla Giglio Srl di Gualtieri (di Giuseppe Giglio), in un altro capannone di Montecchio di Giulio Giglio (non indagato per questi fatti), nella società di Riillo, trovando circa 20 pneumatici in ciascun luogo: le gomme restanti erano poi recuperate su un furgone.

Ma è durante un colloquio in auto (dove era stata piazzata una cimice) tra Giglio, Vulcano e Riillo che quest’ultimo, cercando di spiegarsi il sequestro dell’Arma, ammette: «Possono averlo saputo solo dalle intercettazioni. Ora, a prescindere dal fatto che ci rompono i coglioni, noi ci siamo tolti uno sfizio (letteralmente “prurito di culo”), ma è stato lui (il camionista, ndr) a venderci le gomme. Lo fai perché fiuti l’affare, sennò ti chiedi: come mai scarica a mezzanotte? Ti fai allettare dall’affare, ma poi capitano queste cose di merda. D’ora in poi vado a comprare solo in negozio». Secondo il maresciallo D’Agostino, affermazioni che mettono “una pietra tombale” sulla vicenda.