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Modena, colleghi e allievi: «Delitto Montanari, si riapra il caso»

Saverio Cioce
Modena, colleghi e allievi: «Delitto Montanari, si riapra il caso»

Lettera aperta del cognato Umberto Terracini con ex scolari e colleghi per scongiurare la chiusura delle indagini sul caso del primario di ginecologia freddato 36 anni fa nel parcheggio del Policlinico da un killer rimasto senza volto e con un mandante rimasto nell'ombra. Con una lettera chiedono alle istituzioni di tenere aperto il caso conosicuto conme il "Giallo di Modena"

07 gennaio 2017
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MODENA. Un collega riservato, uno studioso illuminato, un cattedratico sempre pronto alle spiegazioni con gli studenti ma soprattutto un ginecologo sempre attento ad ascoltare le donne e ad aiutarle.

È questo il ricordo che tanti collaboratori e colleghi vogliono consegnare a Modena per ricordare, esattamente 36 anni dopo, l’assassinio di Giorgio Montanari, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico, ucciso a colpi di pistola nel parcheggio dell’ospedale. Il killer è fuggito, ha fatto perdere le sue tracce, nessun indizio è stato determinante per portare qualcuno dietro le sbarre.

Un delitto senza perchè, un caso archiviato dopo che tutte le piste possibili erano state battute. In via d’ipotesi ovviamente perchè a parte il cadavere del medico nella sua automobile, il vetro in frantumi e i bossoli poco altro era a disposizione degli inquirenti.

Per i vecchi investigatori, oggi tutti in pensione, quello fu il primo omicidio eccellente; nessun colpevole, come per tanti, troppi omicidi che sono seguiti nel ventennio successivo e per cui non sono stati trovati i responsabili. Le indagini finirono in un vicolo cieco, lasciando intendere che forse le rivalità professionali dell’ambiente potevano essere all’origine dell’omicidio, condotto da una esperta. Tutto qui.

Ma c’è chi non si rassegna. Il professor Umberto Terracini, cognato di Montanari , docente universitario, ha raccolto l’appello di quanti lo hanno conosciuto da vicino e ha trasmesso una lettera aperta alle istituzioni.

«L’8 gennaio 1981, alla fine di un Consiglio della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università, nel giardino del Policlinico Universitario, Giorgio Montanari, venne assassinato con sette colpi di rivoltella. Un omicidio che la Polizia e la Magistratura di Modena non riuscirono a chiarire e a trovarne mandante ed esecutore.

Giorgio Montanari era scienziato di rilievo e ginecologo di alto livello. Non aveva dichiarati nemici, ma il suo modo di essere medico e ginecologo non veniva condiviso dalla parte più conservatrice dell'ambiente ospedaliero e universitario. Egli era stato pioniere della attuazione del Servizio Sanitario Nazionale, creato nel 1978, centrato sulla prevenzione, e garante dei medesimi diritti alla salute per tutti.

Anche a Modena cercò di ascoltare le voci e le richieste delle associazioni e dei movimenti delle donne che chiedevano un radicale cambio di passo nella gestione dei servizi sanitari. Il suo impegno professionale era strettamente legato al suo impegno democratico. Si era apertamente schierato a favore del diritto delle donne a interrompere gravidanze indesiderate: una scelta, allora (ma anche oggi) scarsamente condivisa dai ginecologi. Dirigeva la Clinica in compartecipazione con il personale non medico e cercava di coinvolgere le donne nei processi decisionali. Nel reparto di ginecologia e nelle sale parto di cui era responsabile, pretendeva il rispetto per i diritti delle pazienti e non mancava di rigore nel penalizzare i collaboratori che intendevano mantenere privilegi e pratiche propri del passato. Certamente, era una persona "scomoda". A distanza di 36 anni, noi, colleghi, amici, collaboratori e allievi di Giorgio Montanari ricordiamo il suo insegnamento, auspicando che la giustizia non rinunci a cercare una spiegazione ad una delle morti più misteriose della storia del mondo accademico italiano». Tra i modenesi che hanno sottoscritto l’appello ci sono i ginecologi Fausto Boselli, Annibale Volpe e Anna Grasso.