Sassuolo, la macabra estorsione degli Intoccabili
Gli atti dell’inchiesta. Rocco Ambrisi ha tentato di portare via la bambina ad una vedova per incassare 400mila euro
SASSUOLO. «Stai attenta, se vuoi ancora andare in giro con la faccia pulita, devi stare attenta», dice un sodale di Rocco Ambrisi alla compagna del cugino appena deceduto in un incidente stradale. È una frase emblematica, spiega la Polizia che ha effettuato le indagini sugli Intoccabili di Sassuolo, che palesa la pressione e la forza intimidatoria esercitata sulla donna dai fratelli del defunto, che poi relazionano ad Ambrisi. La vittima è pressoché sola, senza più il marito morto, difesa soltanto dalla madre e con la famiglia acquisita tutta contro, capace di affidarsi a numerose vedette e informatori per monitorare i movimenti della ragazza.
L’obiettivo della pressione, che poi si trasformerà in estorsione, è quello di toglierle l’affidamento della figlia di due anni, unica intestataria di una polizza sulla vita stipulata dal padre (50mila euro) e del futuro e atteso risarcimento dopo la morte in un incidente stradale a Casalgrande da cui ci si aspettano tra i 350 ed i 400mila euro. Per poter disporre della cospicua somma - la bimba minorenne sarebbe stata tutelata da un amministratore - Ambrisi e la famiglia hanno però la necessità di prenderla in carico. E per farlo devono superare la ritrosia della madre, che quando intuisce i piani cerca di tagliare ogni canale con gli zii e i parenti della piccola. Ma dall’altra parte non si vuole cedere, poco interessa dei rapporti materni, si vogliono i soldi. E così iniziano le pressioni: ci sono quelle telefoniche dove Ambrisi alza più volte la voce con la vedova del cugino e anche quelli pratici. Come fare a mettere in cattiva luce la donna? Per prima cosa serve dimostrare come non sia in grado di autosostenersi economicamente. Ecco allora che le vengono rubate due auto in una notte: la prima, una Fiat Punto, sarà rivenduta qualche mese dopo da un conoscente di Ambrisi, la seconda - una Opel Tigra ferma in giardino perché già sprovvista di assicurazione - viene caricata con un carro attrezzi e portata nel reggiano dove si simula un incidente in un parcheggio pubblico. Così facendo si innesca il sequestro del mezzo, privando la donna di ogni vettura utile a recarsi a lavorare. E a proposito di occupazioni: quando gira la voce che lei sta facendo la badante per 4 ore al giorno si cercano delle strategie per farla smettere e quando va a fare la barista a Sassuolo finisce per essere lasciata a casa dopo un contatto tra il proprietario del locale e lo stesso Ambrisi.
Ancora più clamorosi sono poi i tentativi di screditarla di fronte ai Servizi sociali. Attraverso un avvocato di Reggio i fratelli del compagno defunto prima fanno un esposto al Servizio minori del Comune, raccontando di difficoltà della donna a provvedere al sostentamento della bambina - tesi che gli operatori non confermano dopo un accurato sopralluogo - e poi una richiesta di affidamento al tribunale dei Minori di Bologna. Il tutto mentre la madre lotta, cerca aiuto dai carabinieri, che però non troverà per i legami tra alcuni di loro e i sodalizio Ambrisi-Bonini.