Procura di Modena al collasso: processi in ritardo
L’appello di magistrati e avvocati: così la giustizia allunga troppo i tempi. Lucia Musti: «Non chiudiamo ma siamo al limite»
MODENA I dipendenti della Procura di Modena? Pochi, anziani e stracarichi di lavoro. Tanti svolgono mansioni non loro pur di coprire i posti vuoti. La situazione di emergenza prosegue da anni e anni, ma ora è arrivata a un punto critico: si rischia realmente una chiusura non definitiva, ma a singhiozzo, della cancelleria. Con gravissime ripercussioni per la giustizia e i tempi dei processi. La carenza di personale negli uffici (non pm, ma dipendenti) in questo caso blocca l’accesso agli atti della Procura ritardando o impedendo il lavoro dei difensori e rallentando complessivamente tutta la macchina giudiziaria.
L’allarme è stato dato in Procura per la prima volta in Italia da magistrati, dirigenti e avvocati uniti. Fanno fronte comune per un appello a chiunque abbia autorità o possa agire soprattutto a Roma per risolvere una situazione non più rinviabile.
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Lo hanno detto ieri mattina il procuratore capo Lucia Musti, la dirigente amministrativa sia del Tribunale che “pro tempore” della Procura Luigina Signoretti, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Modena Daniela Dondi e il presidente delle Camere penali di Modena avvocato Enrico Fontana.
I dati sono impressionanti. Se ogni anno sono state segnalate le gravi carenze di organico a Modena, questa volta è tutto evidente.
Dei 43 dipendenti amministrativi previsti nella pianta organica della Procura di Modena solo 31 sono in servizio. I posti scoperti sono quindi dodici. I buchi riguardano per il 33% (un terzo) dei dirigenti amministrativi, per l’85% i funzionari amministrativi e per l’11% gli operatori.
Questa situazione comporta lo slittamento verso funzioni superiori di molti dipendenti non qualificati per l’incarico. La coperta si tira verso l’alto con le supplenze, insomma, ma poi il carico di lavoro normale preme anche sulla parte bassa. Tutto rallenta: le pratiche sono accessibili a fatica, come lamentano gli avvocati, l’azione penale rischia di partire con gravi ritardi, spiega la Musti, impedendo così che i cittadini abbiamo giustizia in tempi brevi. La possibilità che si chiuda un giorno alla settimana l’accesso agli Uffici della Procura per ora resta sullo sfondo e senza concretezza, ma la questione ha prodotto per la prima volta un fronte comune tra magistrati e avvocati (si ricordi che gli avvocati contribuiscono con ben 70mila euro al buon funzionamento della nostra Procura).
«Non si lavora più bene nonostante gli sforzi che il personale deve fare ogni giorno da anni - spiega la Musti - la carenza di organici ha raggiunto ormai il 30% complessivo e può solo peggiorare». La maggioranza dei dipendenti, come ha spiegato, ha infatti dai 51 ai 67 anni, ha spesso problemi di salute. E anche se il Guardasigilli Andrea Orlando è a conoscenza di quanto accade a Modena, la Musti ha aggiunto che non basta certo un concorso per 800 posti in Italia. «Non chiuderemo, come è stato detto - ha rassicurato il procuratore - non possiamo chiudere la Procura altrimenti si lederebbe il diritto di difesa. Ma il nostro personale è poco, vecchio e stanco. Sono persone che hanno il diritto di lavorare in modo umano».
La dirigente Signoretti ha confermato che il tasso di scopertura è precisamente del 27,9% e raggiunge l’85% per alcune qualifiche come i funzionari giudiziari. «La situazione è pericolosa - ha commentato l’avvocato Daniela Dondi per l’Ordine - oggi non è solo la Procura in agitazione, ma lo siamo tutti, anche noi avvocati. Il problema Modena non è più risolvibile con le nostre forze. Non si può lavorare in questa emergenza. Vogliamo il servizio che non riusciamo più a dare ai nostri clienti. Modena ha bisogno di aiuto. Ci appelliamo alle autorità». «Se per una volta facciamo fronte comune - ha spiegato l’avvocato Enrico Fontana per i penalisti - è perché Modena è un caso straordinario. Il disservizio non è per noi avvocati . Il rischio è che si leda il diritto di difesa ».