dopo l’interdittiva a bianchini
Quei controlli antimafia fantasma
Verifiche dell’ufficio Segreteria fatte partire soltanto dal 2014
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Un’interdittiva circostanziata, con diversi nomi di persone, tra cui Michele Bolognino, che a fine udienza si lamenterà per essere sempre chiamato in causa, e aziende che avevano collaborato con la Bianchini Costruzioni e su cui si era soffermata l’Antimafia. Ma quel documento, inviato dalla Prefettura di Modena in Comune a Finale, è stato a lungo sottovalutato. Nessuno si è preso l’impegno di controllare chi e cosa facessero i soggetti citati e nessuno è andato a vedere se per caso la Bacchi, azienda di Reggio Emilia finita nei guai, fosse fornitrice anche di Finale. Ci si è limitati, ammette il sindaco Ferioli, a chiedere conto a Giulio Gerrini, vero accentratore di tutto il “sistema Finale”, come lo chiama Maurizio Poletti. Gerrini dice che va tutto bene e così ci si fida.
Ma quello del mancato controllo su Bianchini e le sue frequentazioni è soltanto un esempio di come funzionassero gli uffici del municipio visto che almeno fino alla fine del 2013 i cantieri pubblici si aprivano e chiudevano senza contratti e che la documentazione finiva all’ufficio Segreteria e alla segretaria reggente, Monica Mantovani, soltanto a distanza di mesi. «Scrivevo mail - spiega - ma i colleghi erano in imbarazzo perché Gerrini non dava loro né le carte e neppure indicazioni, quindi non sapevano cosa dovevano spedirmi». Proprio la Mantovani, a metà 2014, per una scadenza con la Corte dei Conti, elabora un prospetto di tutti gli incarichi affidati da Gerrini e dai suoi collaboratori, evidenziando diverse anomalie. Mancano spesso i documenti antimafia, così come emergono varianti in corso d’opera che eccedono ben oltre il 5% consentito dalla Legge. Una gestione superficiale, dovuta forse dalla necessità di rispettare gli input regionali che chiedevano ai Comuni di spendere tutti i soldi deliberati dalla Ue, ma comunque non certo adatta per alzare quelle barriere anti infiltrazioni necessarie a dissuadere la criminalità organizzata. Che a Finale, va ribadito, non si è infiltrata, diventando invece un piccolo centro di potere sull’asse Gerrini-Bianchini, che nei primi anni 2000 avevano avuto un rapporto diretto: il geometra comunale aveva infatti collaborato con l’azienda sanfeliciana. Un legame che ha innescato favoritismi nell’assegnazione degli appalti comunali? Una sottoposta di Gerrini, sollecitata dal pm Mescolini, rigetta la tesi.(fd)
Ma quello del mancato controllo su Bianchini e le sue frequentazioni è soltanto un esempio di come funzionassero gli uffici del municipio visto che almeno fino alla fine del 2013 i cantieri pubblici si aprivano e chiudevano senza contratti e che la documentazione finiva all’ufficio Segreteria e alla segretaria reggente, Monica Mantovani, soltanto a distanza di mesi. «Scrivevo mail - spiega - ma i colleghi erano in imbarazzo perché Gerrini non dava loro né le carte e neppure indicazioni, quindi non sapevano cosa dovevano spedirmi». Proprio la Mantovani, a metà 2014, per una scadenza con la Corte dei Conti, elabora un prospetto di tutti gli incarichi affidati da Gerrini e dai suoi collaboratori, evidenziando diverse anomalie. Mancano spesso i documenti antimafia, così come emergono varianti in corso d’opera che eccedono ben oltre il 5% consentito dalla Legge. Una gestione superficiale, dovuta forse dalla necessità di rispettare gli input regionali che chiedevano ai Comuni di spendere tutti i soldi deliberati dalla Ue, ma comunque non certo adatta per alzare quelle barriere anti infiltrazioni necessarie a dissuadere la criminalità organizzata. Che a Finale, va ribadito, non si è infiltrata, diventando invece un piccolo centro di potere sull’asse Gerrini-Bianchini, che nei primi anni 2000 avevano avuto un rapporto diretto: il geometra comunale aveva infatti collaborato con l’azienda sanfeliciana. Un legame che ha innescato favoritismi nell’assegnazione degli appalti comunali? Una sottoposta di Gerrini, sollecitata dal pm Mescolini, rigetta la tesi.(fd)