l’accusa dei testimoni
«Facevano fare le loro analisi da un laboratorio non abilitato»
L’azienda Bianchini operava in un regime semplificato nella gestione dei rifiuti, quando invece avrebbe dovuto operare nel regime ordinario, e presentare fideiussioni per lo stoccaggio, come...
15 marzo 2017
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L’azienda Bianchini operava in un regime semplificato nella gestione dei rifiuti, quando invece avrebbe dovuto operare nel regime ordinario, e presentare fideiussioni per lo stoccaggio, come chiedevano anche le diffide che erano state inviate dalla Provincia. In via dell’Industria a San Felice, Arpa infatti ha documentato all’epoca 200mila metri cubi di materiali da trattare, quando invece il regime semplificato è consentito per una gestione complessiva annua di 120mila. In azienda invece ce n’erano tre volte oltre il massimo, hanno sintetizzato ieri i tecnici di Arpa.
Con una testimonianza alla quale i legali della difesa, avvocati Bonfante e Garuti, hanno opposto numerose domande e contestazioni.
E tuttavia il tecnico Pasetti, in sintonia con le colleghe Zanini e Scialoia, è stata categorica e tranciante su tutta la linea.
Specie sul punto centrale di tutta la vicenda. Il maresciallo Costantino ha infatti chiarito che, in varie intercettazioni ed esternazioni “ascoltate” dai carabinieri, Augusto e il figlio Alessandro hanno paventato una sorta di sabotaggio, ad opera della ditta concorrente Fratelli Baraldi. Insomma: Baraldi avrebbe conferito materiale contaminato a Bianchini, fornendo documentazioni che invece lo accreditavano come “pulito”.
Ma Pasetti è stata categorica: «L’azienda avrebbe dovuto effettuare proprie analisi del materiale in entrata, una per ogni cantiere gestito, e, nel caso di forniture dalla stessa ditta, una ogni cambio di materiale conferito, o a cadenze temporali e quantitative. Inoltre, il materiale in ingresso andava stoccato in un’area, prima di entrare in lavorazione. Nulla di questo è accaduto, e il laboratorio di San Prospero al quale l’azienda si rivolgeva, e che certificava l’assenza di amianto dai materiali gestiti dalla Bianchini, non è abilitato».
Insomma, un quadro di ambiguità preoccupante: La B. Costruzioni trattava materiali che non poteva trattare, mescolando agli inerti fibrocemento contaminato di amianto, facendosi pagare per il materiale in ingresso e facendo pagare 29 euro a tonnellata quello - poi rivelatosi contaminato - che veniva conferito ai Comuni. Ieri la difesa, nei controesami all’udienza Aemilia, ha più volte cercato di riportare le valutazioni al clima complesso dell’emergenza sisma.
Con una testimonianza alla quale i legali della difesa, avvocati Bonfante e Garuti, hanno opposto numerose domande e contestazioni.
E tuttavia il tecnico Pasetti, in sintonia con le colleghe Zanini e Scialoia, è stata categorica e tranciante su tutta la linea.
Specie sul punto centrale di tutta la vicenda. Il maresciallo Costantino ha infatti chiarito che, in varie intercettazioni ed esternazioni “ascoltate” dai carabinieri, Augusto e il figlio Alessandro hanno paventato una sorta di sabotaggio, ad opera della ditta concorrente Fratelli Baraldi. Insomma: Baraldi avrebbe conferito materiale contaminato a Bianchini, fornendo documentazioni che invece lo accreditavano come “pulito”.
Ma Pasetti è stata categorica: «L’azienda avrebbe dovuto effettuare proprie analisi del materiale in entrata, una per ogni cantiere gestito, e, nel caso di forniture dalla stessa ditta, una ogni cambio di materiale conferito, o a cadenze temporali e quantitative. Inoltre, il materiale in ingresso andava stoccato in un’area, prima di entrare in lavorazione. Nulla di questo è accaduto, e il laboratorio di San Prospero al quale l’azienda si rivolgeva, e che certificava l’assenza di amianto dai materiali gestiti dalla Bianchini, non è abilitato».
Insomma, un quadro di ambiguità preoccupante: La B. Costruzioni trattava materiali che non poteva trattare, mescolando agli inerti fibrocemento contaminato di amianto, facendosi pagare per il materiale in ingresso e facendo pagare 29 euro a tonnellata quello - poi rivelatosi contaminato - che veniva conferito ai Comuni. Ieri la difesa, nei controesami all’udienza Aemilia, ha più volte cercato di riportare le valutazioni al clima complesso dell’emergenza sisma.