«Siamo stati dei prepotenti...»
L’alleanza con la cosca e le intercettazioni dei carabinieri tra Augusto e la moglie
15 marzo 2017
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Ma perchè la vicenda amianto, che ha interessato San Felice, Finale, Sermide, Mirandola, Concordia e Reggiolo è sfociata nel processo Aemilia?
La tesi di fondo è che la ’Ndrangheta made in Reggio Emilia si sia servita di Bianchini e delle sue entrature per garantire lavoro agli uomini della Cosca, peraltro sottopagati, i quali poi si sarebbero prestati ad operazioni illecite, quali appunto lo smaltimento abusivo e irresponsabile dell’amianto.
Nelle intercettazioni, gli altri dipendenti di Bianchini - che invece esprimeva stima gli uomini di Bolognino - dicono che «quelli, gli operai di Bolognino e Giglio, sono brutta gente», al punto da preferire un trasferimento nei cantieri di Milano piuttosto che lavorare con loro, ad esempio a Parma.
Ad assistere all’udienza di ieri (oltre agli studenti di una scuola di Lugo di Romagna) c’era infatti - in videoconferenza dal carcere - il presunto boss Michele Bolognino, che gli investigatori hanno individuato come “mandatario” della Cosca nel modenese. Con Bolognino, Augusto Bianchini - raccontano le intercettazioni - avrebbe preso gli accordi.
Ma in udienza ieri era presente anche Luigi Alleluia, uomo di Bolognino che Bianchini chiamò a ottobre 2012 per il famoso “magrone” alla ditta Phoenix di San Felice. In quella occasione, hanno spiegato alla corte i carabinieri, a seguito di una segnalazione Arpa aveva effettuato un primo sopralluogo nel cantiere della ditta biomedicale in ri-costruzione al polo industriale.
Per impedire un successivo “prelievo fiscale” (ovvero un esame più approfondito) da parte di Arpa, le intercettazioni e le foto dei carabinieri che sono state ripercorse ieri raccontano delle concitate telefonate a Luigi Alleulia da parte di Augusto: si doveva realizzare in fretta e furia una gettata di cemento («un pavimento veloce») e Bianchini si fidava di lui.
Qualche tempo dopo, le intercettazioni raccontano anche della discussione tra Alleluia e Bolognino, sulle 200 ore pagate da Bianchini ad Alleluia, per quei “pavimenti”.
Il viaggio dell’amianto che ieri è stato ripassato ha contemplato anche una nuova puntata, nel modenese, a proposito dei lavori di una rotatoria a Vignola. A lungo si è discusso, tra le parti, della tangenziale di Sermide, anche quella presumibile sede di stoccaggio di materiali contaminati, così come delle scuole.
Gli investigatori, a proposito, hanno ricordato anche la contaminazione nel cantiere reggiano di Reggiolo, dove però il sindaco, impose, a differenza del modenese, uno smaltimento a norma di legge.
Quanto alla consapevolezza dei Bianchini di avere agito con gestioni di materiali e alleanze ambigue, i carabinieri hanno riproposto una intercettazione tra Augusto e la moglie Bruna Braga (ieri assente, mentre c’era il figlio Alessandro).
Nelle intercettazioni la moglie accusa Augusto di dare sempre la colpa ad altri, invece di assumersela: «Siamo stati dei superficiali, dei prepotenti, pensando che noi lo possiamo fare... era chiaro che avere un fibrocemento poteva essere pericoloso... noi dobbiamo valutare quando abbiamo iniziato due o tre anni fa a fare dei lavori non fatti bene... si arriverà ad un bagno di sangue, vogliamo rendercene conto?». (ase)
La tesi di fondo è che la ’Ndrangheta made in Reggio Emilia si sia servita di Bianchini e delle sue entrature per garantire lavoro agli uomini della Cosca, peraltro sottopagati, i quali poi si sarebbero prestati ad operazioni illecite, quali appunto lo smaltimento abusivo e irresponsabile dell’amianto.
Nelle intercettazioni, gli altri dipendenti di Bianchini - che invece esprimeva stima gli uomini di Bolognino - dicono che «quelli, gli operai di Bolognino e Giglio, sono brutta gente», al punto da preferire un trasferimento nei cantieri di Milano piuttosto che lavorare con loro, ad esempio a Parma.
Ad assistere all’udienza di ieri (oltre agli studenti di una scuola di Lugo di Romagna) c’era infatti - in videoconferenza dal carcere - il presunto boss Michele Bolognino, che gli investigatori hanno individuato come “mandatario” della Cosca nel modenese. Con Bolognino, Augusto Bianchini - raccontano le intercettazioni - avrebbe preso gli accordi.
Ma in udienza ieri era presente anche Luigi Alleluia, uomo di Bolognino che Bianchini chiamò a ottobre 2012 per il famoso “magrone” alla ditta Phoenix di San Felice. In quella occasione, hanno spiegato alla corte i carabinieri, a seguito di una segnalazione Arpa aveva effettuato un primo sopralluogo nel cantiere della ditta biomedicale in ri-costruzione al polo industriale.
Per impedire un successivo “prelievo fiscale” (ovvero un esame più approfondito) da parte di Arpa, le intercettazioni e le foto dei carabinieri che sono state ripercorse ieri raccontano delle concitate telefonate a Luigi Alleulia da parte di Augusto: si doveva realizzare in fretta e furia una gettata di cemento («un pavimento veloce») e Bianchini si fidava di lui.
Qualche tempo dopo, le intercettazioni raccontano anche della discussione tra Alleluia e Bolognino, sulle 200 ore pagate da Bianchini ad Alleluia, per quei “pavimenti”.
Il viaggio dell’amianto che ieri è stato ripassato ha contemplato anche una nuova puntata, nel modenese, a proposito dei lavori di una rotatoria a Vignola. A lungo si è discusso, tra le parti, della tangenziale di Sermide, anche quella presumibile sede di stoccaggio di materiali contaminati, così come delle scuole.
Gli investigatori, a proposito, hanno ricordato anche la contaminazione nel cantiere reggiano di Reggiolo, dove però il sindaco, impose, a differenza del modenese, uno smaltimento a norma di legge.
Quanto alla consapevolezza dei Bianchini di avere agito con gestioni di materiali e alleanze ambigue, i carabinieri hanno riproposto una intercettazione tra Augusto e la moglie Bruna Braga (ieri assente, mentre c’era il figlio Alessandro).
Nelle intercettazioni la moglie accusa Augusto di dare sempre la colpa ad altri, invece di assumersela: «Siamo stati dei superficiali, dei prepotenti, pensando che noi lo possiamo fare... era chiaro che avere un fibrocemento poteva essere pericoloso... noi dobbiamo valutare quando abbiamo iniziato due o tre anni fa a fare dei lavori non fatti bene... si arriverà ad un bagno di sangue, vogliamo rendercene conto?». (ase)