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Profughi a Modena, Caleidos: «L’accoglienza funziona»

Profughi a Modena, Caleidos: «L’accoglienza funziona»

Nuova sede per la coop che gestisce i profughi. Ad oggi seguite oltre 1100 persone

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MODENA. Soddisfatti per la nuova sede, ma le risorse dallo Stato arrivano a singhiozzo. Martedì sera è stato inaugurato il nuovo quartiere generale della Caleidos. La cooperativa sociale s’è trasferita in via Brasili 91.
«Abbiamo circa trecento metri nei nuovi spazi - ha commentato il presidente, Elena Oliva - contro i settanta metri che avevano prima».

Dopo il taglio del nastro è stato presentato il volume “E poi sono arrivato a Modena”. Nel testo è raccontato un po’ il cuore dell’attività della cooperativa sociale.
La data scelta non era casuale. Il 21 marzo 2014 è iniziata la gestione del progetto Mare Nostrum. Caleidos ha pensato di dare voce così a numerosi migranti seguiti nel corso degli ultimi tre anni.
«Ne emerge il modello di una buona prassi di accoglienza - ha ripreso Oliva - perché non offriamo soltanto vitto e alloggio, ma anche tante attività di volontariato. Si svolgono in rete con le realtà del terzo settore. Si tratta di formazione professionale, italiano, inserimento lavorativo, sport».

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Dall’interazione con diversi spaccati della città e della provincia nascono idee sempre nuove. «Quotidianamente raccogliamo input dalle realtà in cui lavoriamo - ha spiegato il presidente - e cerchiamo d’implementare i progetti. Per esempio, l’altra sera abbiamo lanciato un’esperienza teatrale». La cooperativa sociale segue circa 1.100 persone sul nostro territorio. «Siamo in difficoltà già da mesi - ha ribadito l’intervistata - perché la nostra capienza massima è di settecento persone, secondo l’offerta presentata nella gara della Prefettura. Gli arrivi sono continui, ma noi accogliamo queste persone, seppur con le difficoltà e per periodi più lunghi rispetto a quelli che dovrebbero essere».

Le difficoltà sono legate anche ai crediti che la cooperativa sociale da tempo vanta nei confronti delle istituzioni. A settembre scorso erano circa 2,5 milioni di euro. Un mese dopo la cooperativa sociale aveva detto basta. A dicembre aveva iniziato a valutare azioni legali e riduzioni dei numeri delle persone accolte. «Non possiamo pensare di fallire per un servizio che dovrebbe garantire lo Stato», aveva tuonato allora Oliva. Il quadro è ora più roseo, ma non basta. «A oggi abbiamo ricevuto un’ultima parte di contribuzione a gennaio - ha precisato l’intervistata - ma stiamo ancora attendendo tre milioni di euro. La situazione è abbastanza migliorata però abbiamo circa duecento persone in più di quando ci lamentavamo. È una situazione molto pesante, ma non tragica».

Presso la cooperativa trovano impiego 203 dipendenti e almeno settanta di collaboratori, tra cui mediatori linguistici e culturali. Il fatturato è in crescita. Il bilancio 2016 non è ancora chiuso, ma le stime si attestano intorno ai 12 milioni di euro.
Gabriele Farina