Ex prefetto: «Nauseata dall’Emilia collusa»
Ieri la testimonianza della De Miro, oggi a Palermo, accolta in tribunale dai sindaci e da Libera
05 aprile 2017
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REGGIO EMILIA. L’ex prefetto di Reggio dal 2009 al 2014, Antonella De Miro, ora Prefetto di Palermo, ha deposto ieri mattina. Nei suoi provvedimenti interdittive anche riferite alla Baraldi e alla Bianchini Costruzioni: «Ho amato e rispettato Reggio e da prefetto ero intenzionata a difenderla dalle infiltrazioni mafiose - ha detto - Mi prese la nausea vedendo pezzi di società reggiana ed emiliana, anche politici, giornalisti e avvocati, stare a cena con chi ritenevo essere l’antiStato. Non accadeva neppure in Sicilia, così platealmente. Come siciliana mi sembrò di tornare indietro di 40 anni e rimasi sorpresa e amareggiata». De Miro è stata accolta in aula da molti sindaci della provincia di Reggio (di Modena nessuno), dalla Provincia e dall’ex responsabile del catasto, oggi assessore in un comune della Romagna, che a sua volta aveva denunciato una sorta di cupola nella gestione del catasto. All’arrivo di De Miro, i sindaci si sono alzati in piedi. C’erano anche rappresentanti delle associazioni, Libera in prima fila con l’avvocato Enza Rando.
De Miro ha ricordato dei suoi anni a Reggio le 61 interdittive antimafia emesse nei confronti di 48 aziende a rischio di infiltrazioni mafiose: «Istituimmo nel 2010 un osservatorio sull’autotrasporto - ha precisato - e con le forze dell’ordine un gruppo dedicato ai grandi lavori. Promossi e siglammo 36 protocolli di legalità per estendere le garanzie antimafia a Comuni e aziende pubbliche».
Per gli investigatori De Miro era perciò diventata bersaglio - con la Camera di commercio - della strategia di delegittimazione della cosca. Ci fu anche una lettera con un proiettile. E ieri non sono mancate le propaggini giudiziarie di questa strategia, con i difensori che hanno più volte contestato le scelte del prefetto, e hanno fatto domande tese a delegittimare ruolo e denunce del sindaco di Castelnuovo Monti, Bini, all’epoca presidente della Camera di Commercio.
De Miro ha ricordato dei suoi anni a Reggio le 61 interdittive antimafia emesse nei confronti di 48 aziende a rischio di infiltrazioni mafiose: «Istituimmo nel 2010 un osservatorio sull’autotrasporto - ha precisato - e con le forze dell’ordine un gruppo dedicato ai grandi lavori. Promossi e siglammo 36 protocolli di legalità per estendere le garanzie antimafia a Comuni e aziende pubbliche».
Per gli investigatori De Miro era perciò diventata bersaglio - con la Camera di commercio - della strategia di delegittimazione della cosca. Ci fu anche una lettera con un proiettile. E ieri non sono mancate le propaggini giudiziarie di questa strategia, con i difensori che hanno più volte contestato le scelte del prefetto, e hanno fatto domande tese a delegittimare ruolo e denunce del sindaco di Castelnuovo Monti, Bini, all’epoca presidente della Camera di Commercio.