Caso Giovanardi, 4mila pagine dal Gip
di Alberto Setti
Presunte pressioni per favorire i Bianchini: ecco il materiale che sarà vagliato dal giudice di Bologna e poi dal Senato
12 aprile 2017
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Quasi quattromila pagine tra atti di indagine ed intercettazioni telefoniche, nello specifico tra il senatore Carlo Giovanardi e l’ex titolare della Fratelli Baraldi di San Prospero, Claudio Baraldi.
È questa la mole documentale che a fine mese approderà nell’udienza del giudice delle indagini preliminari, dottor Alberto Ziroldi. Udienza per decidere se acquisire al procedimento Aemilia Ter le intercettazioni che riguardano Giovanardi, e i tabulati telefonici che incrociano il numero del senatore con quelli degli altri indagati.
Quattro dei quali hanno ricevuto tra venerdì e sabato l’avviso di fissazione dell’udienza, assieme al contestuale avviso di garanzia: con il senatore ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e fondatore del nuovo gruppo politico “Idea” sono indagati il capo di Gabinetto della Prefettura, Mario Ventura, e i due Bianchini, Augusto ed Alessandro.
Negli atti depositati dalla Dda presso l’ufficio del giudice di Bologna e messi a disposizione dei 4 avvisati, ci sono però i nomi di tutti e 12 gli indagati di questa inchiesta, partita dopo i sequestri e gli arresti di Aemilia, a gennaio 2015.
Si tratta, come era ormai chiaro, di Giuseppe De Stavola, funzionario dell’agenzia delle Entrate, e dell’avvocato formiginese Moscattini.
Entrambi filmati da Alessandro Bianchini con il telefonino, nel tentativo di Bianchini Junior di farsi aiutare “clandestinamente” per ottenere la iscrizione della sua nuova ditta (la Ios) nella White list della prefettura, dopo i guai della ditta di famiglia.
Con Ventura è indagato anche un altro tecnico della Prefettura. Il dubbio degli investigatori è infatti chi possa avere passato le carte riservate che De Stavola preleva nella cassaforte del Prefetto e consegna ad Alessandro Bianchini, mentre quest’ultimo filma di nascosto la scena.
Perchè Ventura, dunque? Lo chiariranno le indagini, ad oggi è possibile ipotizzare che era l’allora viceprefetto di Modena a coordinare le riunioni - comprese quelle sulla Ios - che si tenevano con le forze dell’ordine, riunioni per decidere la iscrizione o meno delle ditte nella White list.
Quando nel 2015 i carabinieri e la Dda effettuano l’ormai famoso blitz serale in Prefettura a Modena, dopo avere sequestrato e visionato i video di Alessandro, acquisiscono anche altra documentazione. Comprese le bozze dei verbali di quelle riunioni. In base alla testimonianza resa dal maresciallo D’Agostino ad Aemilia, in quelle bozze risultava come Ventura sottolineasse che non era emerso nulla di rilevante a carico di Alessandro Bianchini, tanto da far intervenire i carabinieri e la polizia a sottolineare che non era proprio così. Ventura inoltre viene citato da Giovanardi in uno dei video di Alessandro, quando il senatore che perorava la causa dei Bianchini parla di telefonate, di risse verbali con il Prefetto e con lo stesso Ventura, sottolineando però “soprattutto con il prefetto”. Di telefonate intercettate tra Ventura e Giovanardi però negli avvisi notificati agli indagati non c’è traccia. Ma i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi chiedono al Gip Ziroldi di acquisire i tabulati delle utenze in uso a Ventura, per verificare se ci siano state telefonate tra i due.
Altrimenti si punterà, per cercare la talpa, sul tecnico della Prefettura a sua volta indagato, ma non “avvisato”.
L’inchiesta coinvolge anche Bruna Braga, moglie di Augusto Bianchini e quattro esponenti della Safi, la equivoca società nella quale operavano ex finanzieri che era riuscita, in cambio di 50mila euro, a far riammettere la Baraldi Costruzioni alla White list e che ci aveva provato anche con la Bianchini costruzioni.
Come riferito dai carabinieri al processo Aemilia, i Bianchini consegnarono alla Safi 27mila euro. Pur puntando allo stesso risultato, il senatore Giovanardi ha precisato ieri di non avere avuto rapporti con la Safi, e di avere anzi segnalato questa società alle autorità competenti quando si è reso conto, ha detto, «che questi andavano in giro per le ditte a chiedere soldi per farle riammettere alla White list».
Se il Gip Ziroldi riterrà rilevanti intercettazioni, documentazioni e acquisizioni di tabulati a carico di Giovanardi, gli atti verranno trasferiti al Senato, per chiedere l’autorizzazione a procedere contro il parlamentare modenese. Altrimenti gli atti verranno distrutti. A quanto sembra, non è invece in discussione all’udienza l’utilizzabilità dei 23 video girati da Alessandro Bianchini. I reati ipotizzati sono la rivelazione di segreti e le minacce ad autorità dello Stato (finalizzate a far iscrivere le ditte alla White list).
Con l’aggravante del famoso articolo 7, ovvero di aver favorito persone legate ad una associazione mafiosa.
È questa la mole documentale che a fine mese approderà nell’udienza del giudice delle indagini preliminari, dottor Alberto Ziroldi. Udienza per decidere se acquisire al procedimento Aemilia Ter le intercettazioni che riguardano Giovanardi, e i tabulati telefonici che incrociano il numero del senatore con quelli degli altri indagati.
Quattro dei quali hanno ricevuto tra venerdì e sabato l’avviso di fissazione dell’udienza, assieme al contestuale avviso di garanzia: con il senatore ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e fondatore del nuovo gruppo politico “Idea” sono indagati il capo di Gabinetto della Prefettura, Mario Ventura, e i due Bianchini, Augusto ed Alessandro.
Negli atti depositati dalla Dda presso l’ufficio del giudice di Bologna e messi a disposizione dei 4 avvisati, ci sono però i nomi di tutti e 12 gli indagati di questa inchiesta, partita dopo i sequestri e gli arresti di Aemilia, a gennaio 2015.
Si tratta, come era ormai chiaro, di Giuseppe De Stavola, funzionario dell’agenzia delle Entrate, e dell’avvocato formiginese Moscattini.
Entrambi filmati da Alessandro Bianchini con il telefonino, nel tentativo di Bianchini Junior di farsi aiutare “clandestinamente” per ottenere la iscrizione della sua nuova ditta (la Ios) nella White list della prefettura, dopo i guai della ditta di famiglia.
Con Ventura è indagato anche un altro tecnico della Prefettura. Il dubbio degli investigatori è infatti chi possa avere passato le carte riservate che De Stavola preleva nella cassaforte del Prefetto e consegna ad Alessandro Bianchini, mentre quest’ultimo filma di nascosto la scena.
Perchè Ventura, dunque? Lo chiariranno le indagini, ad oggi è possibile ipotizzare che era l’allora viceprefetto di Modena a coordinare le riunioni - comprese quelle sulla Ios - che si tenevano con le forze dell’ordine, riunioni per decidere la iscrizione o meno delle ditte nella White list.
Quando nel 2015 i carabinieri e la Dda effettuano l’ormai famoso blitz serale in Prefettura a Modena, dopo avere sequestrato e visionato i video di Alessandro, acquisiscono anche altra documentazione. Comprese le bozze dei verbali di quelle riunioni. In base alla testimonianza resa dal maresciallo D’Agostino ad Aemilia, in quelle bozze risultava come Ventura sottolineasse che non era emerso nulla di rilevante a carico di Alessandro Bianchini, tanto da far intervenire i carabinieri e la polizia a sottolineare che non era proprio così. Ventura inoltre viene citato da Giovanardi in uno dei video di Alessandro, quando il senatore che perorava la causa dei Bianchini parla di telefonate, di risse verbali con il Prefetto e con lo stesso Ventura, sottolineando però “soprattutto con il prefetto”. Di telefonate intercettate tra Ventura e Giovanardi però negli avvisi notificati agli indagati non c’è traccia. Ma i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi chiedono al Gip Ziroldi di acquisire i tabulati delle utenze in uso a Ventura, per verificare se ci siano state telefonate tra i due.
Altrimenti si punterà, per cercare la talpa, sul tecnico della Prefettura a sua volta indagato, ma non “avvisato”.
L’inchiesta coinvolge anche Bruna Braga, moglie di Augusto Bianchini e quattro esponenti della Safi, la equivoca società nella quale operavano ex finanzieri che era riuscita, in cambio di 50mila euro, a far riammettere la Baraldi Costruzioni alla White list e che ci aveva provato anche con la Bianchini costruzioni.
Come riferito dai carabinieri al processo Aemilia, i Bianchini consegnarono alla Safi 27mila euro. Pur puntando allo stesso risultato, il senatore Giovanardi ha precisato ieri di non avere avuto rapporti con la Safi, e di avere anzi segnalato questa società alle autorità competenti quando si è reso conto, ha detto, «che questi andavano in giro per le ditte a chiedere soldi per farle riammettere alla White list».
Se il Gip Ziroldi riterrà rilevanti intercettazioni, documentazioni e acquisizioni di tabulati a carico di Giovanardi, gli atti verranno trasferiti al Senato, per chiedere l’autorizzazione a procedere contro il parlamentare modenese. Altrimenti gli atti verranno distrutti. A quanto sembra, non è invece in discussione all’udienza l’utilizzabilità dei 23 video girati da Alessandro Bianchini. I reati ipotizzati sono la rivelazione di segreti e le minacce ad autorità dello Stato (finalizzate a far iscrivere le ditte alla White list).
Con l’aggravante del famoso articolo 7, ovvero di aver favorito persone legate ad una associazione mafiosa.