Ausl di Teramo e Giuseppe Di Bella, è scontro. Ecco i documenti su carta intestata dell'Ausl

Ausl di Teramo e Giuseppe Di Bella, è scontro. Ecco i documenti su carta intestata dell'Ausl

Il figlio del professor Luigi Di Bella nei giorni scorsi ha annunciato che a Teramo un medico dell'Ausl avrebbe autorizzato l'uso della terapia. L'azienda sanitaria ha smentito seccamente. Ma da Giuseppe Di Bella arriva il documento 

09 maggio 2017
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MODENA. "Una vittoria per il paziente ma anche una conferma dell’efficacia della “Cura Di Bella”. Il protocollo del medico modenese scomparso nel 2003 è stato ratificato, accettato e richiesto da un Centro Oncologico collegato all’ Ausl di Teramo, che ha verificato, misurato e documentato i progressi nella cura di un tumore al cervello" A sostenerlo è il dottor Giuseppe Di Bella,  figlio del professore Luigi Di Bella.

La notizia è stata però smentita dall'Ausl di Teramo con poche righe che non lasciano adito a dubbi.

La Direzione Generale della ASL di Teramo, in merito all’articolo pubblicato sulla Gazzetta di Modena, dal titolo “Modena, la cura Di Bella funziona: l’AUSL di Teramo l’autorizza” precisa di non aver mai autorizzato nessun paziente ad usufruire della cosiddetta “cura Di Bella”.  Le righe portano la firma della Direzione Generale dell'Ausl

In risposta è arrivata da Giuseppe Di Bella il documento, su carta intestata dall'Ausl di Teramo, dove un medico consiglia la terapia

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 «Un’ammissione di questo tipo è senza precedenti nel nostro Paese - aveva commentato annunciando alla Gazzetta, il dottor Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi, pure lui medico e al centro di una rete nazionale di sanitari che applicano il medico di cura elaborato dallo scienziato modenese - Oramai l’osservazione clinica e le sentenze della magistratura si sono moltiplicate a un livello impressionante e anche la comunità scientifica deve prendere atto dei miglioramenti dei pazienti curati con Mdb».


Nel caso registrato in Abruzzo - secondo quanto raccontato dal dottor Di Bella che ha divulgato la notizia - si trattava di una donna con una familiarità micidiale con le neoplasie; molti suoi parenti erano morti per tumore e quando la malattia l’ha colpita ha iniziato subito con la terapia ideata dal medico modenese.

«Su carta intestata - continuava il dottor Di Bella dal suo ambulatorio di Bologna - un centro istituzionale ha certificato  che un grave tumore cerebrale in progressione dopo i trattamenti oncologici classici, l’intervento chirurgico, la chemioterapia e la radioterapia, ha ridotto il suo volume del 50%. Ma non basta: lo stesso oncologo di riferimento, che lavora per l’Ausl, ha consigliato caldamente il proseguimento della terapia».

Parole - ripetiamo - che l'Ausl di Teramo ha smentito seccamente

Le sentenze dei giudici, che accolgono i ricorsi dei malati che chiedono alle Ausl il rimborso della Cura Di Bella, si susseguono e vengono criticate dai sostenitori delle chemioterapie classiche. Ma è a questo punto che Di Bella junior cala quella che ritiene la prova più pesante:

«Si è sempre parlato di miglioramenti o guarigioni discutibili, magari frutto di autoesaltazione - aveva spiegato Di Bella - oggi invece siamo a 25 pubblicazioni scientifiche con casistica documentata. Entro l’anno pubblicheremo la casistica sul tumore al cervello e 300 casi per quello alla mammella; in questi, al quarto stadio, con la multiterapia è documetata una sopravvivenza del 70% a cinque anni, contro il 20% dei protocolli oncologici. Lo conferma il maggior portale oncologico, quello del National Cancer Institute».


COS'E  LA TERAPIA DI BELLA. Mdb, ovvero “Multiterapia Di Bella” è il nome di un cocktail di farmaci di base e già in commercio che il Dottor Luigi, come lo chiamavano i suoi numerosissimi pazienti, utilizzava in varie malattie. Dosaggi e percentuali, cercati e sperimentati a partire dagli anni ‘60, li conosceva lui solo ma col tempo ha elaborato un protocollo che ha mostrato pregi e limiti soprattutto nella cura dei tumori. Di qui uno scontro durissimo tra Di Bella e le multinazionali farmaceutiche che ha coinvolto il ministero e la quasi totalità delle autorità accademiche e del mondo scientifico. Ma il medico modenese, che riceveva malati da tutta Italia nello studio al piano terra della sua abitazione di via Marianini, si limitava a replicare: «Parlano i risultati, non le chiacchiere». E così l’uso della somasostatina, farmaco ampiamente usato nella farmacopea, è diventato il tratto distintivo di una terapia che continua a raccogliere proseliti.