E la Bassa delle istituzioni è... “latitante”
Sindaci non pervenuti. C’è solo il presidente del Consiglio di Finale, Boetti. Cgil e Libera presidiano
Nella perdurante assenza generale di politici ed istituzioni modenesi, alle udienze del processo Aemilia assiste invece Maurizio Boetti.
Il presidente del consiglio comunale di Finale, infatti, anche ieri era presente a Reggio, dove ha ribadito l’importanza di esserci. «La famiglia Bianchini ha lavorato per tanti anni con il Comune di Finale e siamo implicati in questo processo, quindi è un dovere verso la cittadinanza per me essere qui - ha detto – sia come amministratore e rappresentante di una comunità, che a titolo personale come testimone, perché ho rilasciato dichiarazioni spontanee insieme ad altri consiglieri. Questo è un processo che ci ha toccati nel vivo. Perché ha condizionato l’intera città di Finale. Non consentendole più di riprendere con una normale vita amministrativa e comunitaria, per via della forte esposizione mediatica ricevuta. Ecco perché oggi è fondamentale trovarsi qui: per dimostrare che non siamo indifferenti».
Boetti che, proprio a fronte della sua collaborazione con la giustizia, ha fornito in questi giorni ai carabinieri ulteriore documentazione sul caso dell’ex responsabile dei Lavori pubblici, Giulio Gerrini, imputato ad Aemilia.
A rappresentare il Comune di Reggio c’era invece l’assessore all’istruzione Raffaella Curioni.
Chi non manca mai, poi, è la Cgil. Costituita parte civile e in aula ieri con i rappresentanti Pignatti e Veronesi, oltre che con il coordinatore regionale della legalità, Franco Zavatti. «Le testimonianze di Bolognino e della famiglia Bianchini sono fondamentali per noi - ha puntualizzato - Servono per dare conferma alle motivazioni che hanno portato a costituirci parte civile: lo sfruttamento perpetrato verso il mondo del lavoro».
Chi è fortemente convinto della propria missione – la lotta all’illegalità mafiosa per cui si sono costituiti anche loro parte civile - nonché di quanto sia imprescindibile trasmetterla alle nuove generazioni, è Daniele Borghi. «Ad oggi sono 1600 le presenze di studenti che si sono registrate al processo - ha sottolineato il referente regionale di Libera – scolaresche che provengono da varie scuole italiane con cui abbiamo avviato percorsi sulla legalità. Oggi sono presenti tre classi di un istituto tecnico di Jesi. Ne arriveranno altre dalla Sardegna. Perché è solo facendo conoscere ai giovani i meccanismi che hanno portato gli imputati del processo a danneggiare la nostra società, che si possono mettere in atto azioni per contrastarli».
Nell’udienza si è parlato anche degli scomparsi nel nulla al processo. Uno è il tunisino Mounir Ferjan, l’altro è l’ex poliziotto (e imputato) Maurizio Cavedo: risulta detenuto in Venezuela per spaccio. Infine il testimone ex imprenditore reggiano Matteo Lusetti, “disperso” tra il Congo e gli Stati Uniti. E, si ipotizza, fuggito dopo inquietanti minacce. Per chiarirle è stata convocata la madre.