Frassinoro: Operai uniti in cooperativa per salvarsi
di Daniele Montanari
Grave crisi alla Ceramica Alta di Pietravolta: è iniziata la gestione collettiva di ventuno dipendenti
24 maggio 2017
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FRASSINORO. Essere pronti a mettersi in gioco in prima persona, anche col proprio patrimonio, per salvare il posto di lavoro in un territorio che offre ben poche alternative. È l’impresa “epica” che stanno compiendo gli operai della Ceramica Alta di Pietravolta (Frassinoro), che a inizio anno è andata in sofferenza tale (soprattutto per insoluti) da costringere lo storico proprietario Arturo Ghini (alle redini dal 1983, anche se lo stabilimento risale al 1969) a intraprendere la strada del concordato. Procedura che richiede mesi per il suo epilogo, pieno di incognite. E con la prospettiva comunque di fermare la produzione. Al che i dipendenti hanno deciso di giocarsi una carta “forte”: costituire una cooperativa, metterci i propri soldi per creare il nuovo capitale sociale, affittare capannoni e macchinari e far ripartire tutto. Impresa non certo semplice, sia per lo sforzo economico dei singoli che per al sfida di mercato: ripresentarsi ai clienti di Italia, Russia e Cina come nuova gestione in grado di assicurare la qualità di sempre nella produzione dei rivestimenti in bicottura tradizionale e delle decorazioni. E così da metà marzo, in quest’angolo di crinale lungo da raggiungere, è partita la Ceramica Alta Società Cooperativa fatta di 21 soci e due dipendenti, grazie al supporto del sindaco Elio Pierazzi e dello stesso Ghini, che ha messo in contatto i lavoratori con Legacoop Modena. La quale attraverso il presidente Gianluca Verasani ha dato il supporto indispensabile per dare vita a questa gestione collettiva. Sì, perché se è vero che la nuova ceramica ha un cda (formato dal presidente Paolo Diambri con altre due persone) è anche vero che adesso tutte le decisioni importanti si prendono in un’assemblea dove tutti i voti sono uguali. Gestione partecipata in cui ci si è messi in gioco al 100%, e per quanto l’inizio sia stato difficile, adesso a poco a poco sembra che le cose stiano ingranando, anche se di certezze non ce ne sono: «Siamo praticamente dovuti ripartire da zero – sottolinea il presidente della cooperativa Paolo Diambri, 45 anni – con enormi difficoltà. Abbiamo cercato di recuperare i contatti con quasi tutti i vecchi clienti. Lo sforzo ha pagato, ma possiamo solo dire di stare galleggiando sul mercato, senza trionfalismi. Quello che volevamo era conservare il posto di lavoro, e per ora ci siamo riusciti. Certo che non è stato facile convincere tutti a metterci del proprio, ma cos’altro potevamo fare? Eravamo a un bivio: o rassegnarci alla chiusura e quindi all’abbandono dei nostri luoghi, o tentare il tutto per tutto». In stragrande maggioranza si tratta di persone di Frassinoro, ma c’è anche qualcuno di Villa Minozzo, sul fronte reggiano, come lo stesso Diambri, vent’anni di lavoro qui. «Spero anch’io per i ragazzi che possa andare tutto bene col concordato – nota l’ex patron Ghini – e ringrazio sindaco, Regione e Legacoop per il supporto. Io ho avuto le mie difficoltà, ma la ceramica deve andare avanti per il bene di queste terre».