Imputati di Aemilia, un altro anno di arresti
Il maxi processo alla ’ndrangheta. I giudici prolungano le misure cautelari: «Processo complesso»
10 giugno 2017
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Da quando il processo Aemilia è iniziato - il 23 marzo 2016 - si discute dei tempi necessari per chiudere un procedimento cicloplico, con la connessa “scure” della scadenza delle misure più restrittive (21 imputati in carcere e 4 agli arresti domiciliari).
Il problema è stato posto dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi: la Corte ne è uscita con un’ordinanza che, in soldoni, “allunga” di circa un anno i termini di durata delle misure cautelari. Secondo i tre giudici (Francesco Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat) «ricorrono tutte le condizioni normativamente previste all’articolo 304 comma 2 codice di procedura penale - si legge nell’ordinanza - per sospendere i termini di durata della misura cautelare durante il tempo in cui sono tenute le udienze e per il tempo della deliberazione della sentenza di primo grado, fermo restando il limite massimo complessivo di durata previsto dall’articolo 304 comma 6».
Se, quindi, i giorni di sospensione legati al numero di udienze (al momento sono quasi cento) ed al tempo necessario per emettere la sentenza sono ancora incerti, non si potrà comunque oltrepassare il limite massimo previsto dalla norma che è di circa un anno. In altre parole, non avranno conseguenze - nel 2017 - le scadenze dei termini del 20 giugno (per Palmo e Giuseppe Vertinelli, oltre a Mario Ursini) e del 20 dicembre per gli altri 22 imputati in gran parte in cella (Alfredo Amato, Gaetano Blasco, Michele Bolognino, Pasquale Brescia, Sergio Bolognino, Antonio e Gianni Floro Vito, Vincenzo Mancuso, Antonio Muto classe ’78, Antonio Muto classe ’55, Salvatore Muto, Pasquale Riillo, Gianluigi Sarcone, Luigi Silipo, Antonio Valerio, Gabriele Valerioti, Pierino Vetere e Mario Vulcano) e quattro agli arresti domiciliari (Carmine Belfiore, Omar Costi, Alfonso Paolini e Salvatore Sestito).
La norma dell’ordinanza fa riferimento a procedimenti particolarmente complessi ed Aemilia è uno di questi, per tutta una serie di ragioni riportate: l’imponente numero di imputati (147, a cui si sono aggiunti quelli del troncone Aemilia bis riunito con il processo principale), i circa mille testimoni ancora da sentire, la “montagna” di intercettazioni ambientali e telefoniche ancora in fase di trascrizione, l’impossibilità di incrementare le due udienze a settimana «atteso che sono in corso altri processi con detenuti che vedono impegnati gli stessi imputati o gli stessi difensori», la delicatezza e complessità delle imputazioni a partire dall’associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il problema è stato posto dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi: la Corte ne è uscita con un’ordinanza che, in soldoni, “allunga” di circa un anno i termini di durata delle misure cautelari. Secondo i tre giudici (Francesco Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat) «ricorrono tutte le condizioni normativamente previste all’articolo 304 comma 2 codice di procedura penale - si legge nell’ordinanza - per sospendere i termini di durata della misura cautelare durante il tempo in cui sono tenute le udienze e per il tempo della deliberazione della sentenza di primo grado, fermo restando il limite massimo complessivo di durata previsto dall’articolo 304 comma 6».
Se, quindi, i giorni di sospensione legati al numero di udienze (al momento sono quasi cento) ed al tempo necessario per emettere la sentenza sono ancora incerti, non si potrà comunque oltrepassare il limite massimo previsto dalla norma che è di circa un anno. In altre parole, non avranno conseguenze - nel 2017 - le scadenze dei termini del 20 giugno (per Palmo e Giuseppe Vertinelli, oltre a Mario Ursini) e del 20 dicembre per gli altri 22 imputati in gran parte in cella (Alfredo Amato, Gaetano Blasco, Michele Bolognino, Pasquale Brescia, Sergio Bolognino, Antonio e Gianni Floro Vito, Vincenzo Mancuso, Antonio Muto classe ’78, Antonio Muto classe ’55, Salvatore Muto, Pasquale Riillo, Gianluigi Sarcone, Luigi Silipo, Antonio Valerio, Gabriele Valerioti, Pierino Vetere e Mario Vulcano) e quattro agli arresti domiciliari (Carmine Belfiore, Omar Costi, Alfonso Paolini e Salvatore Sestito).
La norma dell’ordinanza fa riferimento a procedimenti particolarmente complessi ed Aemilia è uno di questi, per tutta una serie di ragioni riportate: l’imponente numero di imputati (147, a cui si sono aggiunti quelli del troncone Aemilia bis riunito con il processo principale), i circa mille testimoni ancora da sentire, la “montagna” di intercettazioni ambientali e telefoniche ancora in fase di trascrizione, l’impossibilità di incrementare le due udienze a settimana «atteso che sono in corso altri processi con detenuti che vedono impegnati gli stessi imputati o gli stessi difensori», la delicatezza e complessità delle imputazioni a partire dall’associazione per delinquere di stampo mafioso.