Gazzetta di Modena

Modena

Appello dei profughi: «Noi come i poveri chiediamo rispetto»

di Luca Gardinale
Appello dei profughi: «Noi come i poveri chiediamo rispetto»

«Dai permessi di soggiorno ai documenti: tanti i problemi» «Dateci un lavoro vero non mascherato da volontariato»

18 luglio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





Un appello a tutti i modenesi, con una richiesta molto semplice: essere ascoltati. A parlare è un gruppo di profughi attualmente ospitati nella nostra provincia grazie al progetto Mare Nostrum, ma il contenuto della lettera aperta, che ricostruisce le difficoltà incontrate quotidianamente dopo l’arrivo a Modena, potrebbe valere per tutti i richiedenti asilo.

«Il 15 marzo scorso siamo scesi in piazza in 300 - spiega il collettivo Modena’s refugees - manifestando davanti alla Prefettura per alcuni problemi dell’accoglienza in questa provincia. Dopo la manifestazione, alcuni dirigenti delle cooperative hanno detto che siamo stati manovrati dall’esterno: non è vero. Certo, ci sono stati tanti amici italiani che ci hanno aiutati nell’organizzazione, ma la manifestazione è stata ideata e gestita interamente da noi. Per piacere, smettetela di trattarci come se non fossimo consapevoli dei nostri diritti e non fossimo capaci di lottare per difenderli».

I richiedenti asilo tornano così sui motivi di quella manifestazione: «Innanzitutto c’è il diritto alla residenza e al rilascio della carta d’identità - spiegano - un diritto tutelato dalla legge in modo chiarissimo già da due anni. Ma mentre a Bologna, Reggio e in tante altre città questa legge è stata regolarmente rispettata, in tutta la provincia di Modena in questi anni nessuno dei richiedenti asilo accolti nel progetto Mare Nostrum ha potuto esercitare questo diritto a causa di un accordo tra Comuni e cooperative. Poi c’è il problema dei permessi di soggiorno - incalza il collettivo - che vengono rinnovati dalla Questura con ritardi lunghissimi, per cui ci troviamo per tanti mesi senza un permesso valido e con la tessera sanitaria scaduta, non riuscendo così a godere del diritto alla continuità assistenziale».

Quindi, c’è il problema più generale del sistema di accoglienza: «Stiamo per anni nei progetti delle cooperative - riprendono i profughi - gravando sui costi dello Stato, aspettando di fare l’audizione in commissione e di ricevere la risposta; poi, quando riceviamo la protezione internazionale o umanitaria, veniamo ‘buttati via’ di colpo e ci ritroviamo sulla strada. Ci teniamo a dirvi che la nostra lotta non è in concorrenza con quelle delle persone povere e sfruttate: diciamo ‘no’ alla guerra tra poveri. Anzi, dobbiamo metterci insieme e lottare insieme per i diritti di tutti. Ad esempio, quando ci lamentiamo percheè veniamo fatti lavorare gratis, ci riferiamo al volontariato coatto: posto che siamo disponibilissimi a svolgere servizi di volontariato vero, molte volte ci vengono fatte svolgere, spacciandole per volontariato, attività che corrisponderebbero a posti di lavoro. A volte ci sentiamo dire dagli operatori che dobbiamo fare questi lavori perché la commissione ne terrà conto, ma la protezione internazionale dovrebbe essere data sulla base delle situazioni dalle quali stiamo scappando, non sulla base della nostra disponibilità a fare lavori gratis. Per questo, chiediamo che le attività che ci vengono fatte svolgere spacciandole per volontariato siano invece costituite in posti di lavoro degno, non tanto per noi, ma per tutti, italiani e stranieri. La nostra lotta - ribadisconoi - non è in concorrenza con quella delle altre persone povere .Lottiamo per i diritti di tutti: vi chiediamo di ascoltarci e di aiutarci».