Cinquecento alla Bruciata contro il racket del sesso

Cinquecento alla Bruciata contro il racket del sesso

Il vescovo di Modena Erio Castellucci guida il corteo alla Bruciata, sulle orme di don Benzi: «Fermare questa forma di sfruttamento inumana»

03 dicembre 2017
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MODENA. «Rifiutiamo una forma di sfruttamento inumana».

La voce di don Erio si unisce al coro della Catena Umana contro la prostituzione.

Un fronte compatto di oltre cinquecento persone che presidia i marciapiedi di viale Ovidio. Partono dall’ingresso del Decathlon e proseguono per centinaia di metri, tenendosi per mano e osservando le auto passare davanti a loro. Stavolta nessuno si ferma per comprare sesso a pagamento, come avviene da sempre alla Bruciata e in altre zone di Modena.

Nello stesso luogo, il 23 dicembre 1997, aveva iniziato la Catena Umana don Oreste Benzi, fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII che assiste donne sfruttate: «Don Benzi è stato minacciato più volte di morte e anche noi dobbiamo stare attenti - rivela Giovanni Paolo Ramonda, che ne ha raccolto il testimone - ma collaboriamo con le forze dell’ordine e la magistratura. Non abbiamo nulla da temere: liberare queste ragazze è una battaglia giusta».

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Ieri è stata celebrata la Giornata mondiale contro la schiavitù e la prostituzione coatta: «Alcuni trattano la prostituzione come se fosse un mestiere come gli altri - aggiunge il vescovo - ma in realtà ci sono interessi enormi di persone senza scrupoli».

«Mi costringevano ad andare in strada a tutte le ore, di giorno, di notte, ero sfinita», racconta una giovane, interpretando una storia vera.

«È una tortura. Mi fa schifo, è molto doloroso e vomito subito dopo - dice un’altra - e mentre accade tutto questo sul mio corpo, c’è anche chi fa il video col cellulare. Perché nessuno li punisce?». «È necessaria una normativa sanzionatoria», rilancia il sindaco Muzzarelli. L’associazione ha proposto la petizione “Questo è il mio corpo”, di cui Nek si è fatto testimonial, proprio per punire i clienti. Sono 9 milioni in Italia, cifre ricordate dall'associazione. Le donne sfruttate sarebbero invece 80mila, gran parte minorenni. (g.f.)