Formigine: sparò al bandito, negoziante condannato a 3 anni e un mese

di Carlo Gregori
Giuliano Barbieri mostra il suo negozio dopo il furto
Giuliano Barbieri mostra il suo negozio dopo il furto

Giuliano Barbieri è stato giudicato colpevole di tentato omicidio colposo: aveva ferito con due colpi di pistola Nenad Ljumovic, un ladro che gli stava svaligiando l'esercizio commerciale nella notte del 7 novembre 2009

21 dicembre 2017
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FORMIGINE. Tre anni e un mese di carcere, distruzione della pistola e un risarcimento al ladro ferito da quantificare in sede civile. A otto anni dai fatti, si è concluso così il processo contro Giuliano Barbieri, il commerciante di abbigliamento di Formigine che a mezzanotte e mezza del 7 novembre 2009 sparò a un ladro durante un furto in negozio. Uno o due colpi sparati quasi frontalmente a distanza abbastanza ravvicinata dal marciapiede verso Nenad Ljumovic, appena uscito dal negozio. Le ferite furono gravissime: mento distrutto, perforazione della zona vicina a un polmone, lesioni al braccio e al torace. «Sono amareggiato. Speravo di essere assolto, mi sento innocente.

Non sono e non sono mai stato un killer», ha commentato Barbieri all’uscita del tribunale mentre l’avvocato Enrico Aimi annunciava già il ricorso in appello. Barbieri era imputato per tentato omicidio colposo e, a fronte della richiesta del pm Pasquale Mazzei di 4 anni di carcere, il Terzo Collegio del Tribunale ha riconosciuto che non si tratta di un caso di legittima difesa. Ma per arrivare a questa decisione - che sarà poi chiarita dalle motivazioni tra tre mesi - si è spaccato il capello in quattro sulla dinamica della vicenda.

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Opposte le versioni: se il pm ritiene che non ci fosse un pericolo “attuale” per Barbieri, la motivazione prevista dalla legge per la legittima difesa, per i difensori Enrico Aimi e Silvia Ciancia, non solo il negoziante era terrorizzato ma non aveva nessuna intenzione di uccidere: lo dimostrerebbe il fatto che, dopo i due colpi che hanno “bloccato” il ladro ferendolo, Barbieri non ne ha più sparati pur avendone altri sei nel caricatore. Il pm aveva sottolineato che, al termine di una lunga e capillare disamina dell’accaduto con consulenze e incidenti probatori, si è capito che i fatti certi sono pochi ma ormai chiari.

Nonostante Barbieri abbia riferito ieri mattina (vedi articolo qui sotto) che i ladri erano 3 o forse 4, secondo la Procura erano due: lui e un complice. Le prove arrivano dai rilievi dei Ris di Parma e da un testimone oculare. Otto i bossoli espulsi dalla pistola di Barbieri (regolare, ma ora confiscata e da distruggere). Sei sparati in altre direzioni e uno o due sparati verso il ladro appena uscito dal negozio. Ma in che modo stava uscendo il ladro dal negozio? Tutto il processo si è giocato su questo fermo immagine: Ljumovic era pericoloso o no? Il pm sostiene che in base alla testimonianza della vittima, il ladro, sentiti gli spari, è uscito cautamente dal foro praticato no nella saracinesca: temeva di essere colpito.

Non può aver saltato perché altrimenti inciampava. Era in movimento ma rannicchiato con le mani allargate alle spalle. Insomma, annunciava la resa. All’opposto, gli avvocati Aimi e Ciancia hanno spiegato che il ladro aveva le mani avanti e teneva qualcosa, probabilmente un coltello o un cellulare. Per questo, spaventato e in stato di pericolo, Barbieri ha sparato contro di lui ferendolo gravemente poi ha detto di chiamare un’ambulanza e i carabinieri.