La campionessa Olga Zimina modenese d'adozione: «La mia vita a pane e scacchi»
«Giornata tipo? La mattina insegno questo sport nelle scuole, il pomeriggio al Club 64»
MODENA. Si può vivere di soli scacchi? Probabilmente no, a meno che non si parli di una campionessa di livello mondiale. Olga Zimina, 35enne russa trapiantata a Modena dal 2004 dopo il matrimonio con Gian Marco Martinelli, è una fuoriclasse della scacchiera: Grande Maestro dal 2008, numero 46 del mondo, pluriscudettata nonchè campionessa italiana in carica. Reduce dai campionati Mondiali in Arabia Saudita disputati a fine dicembre, Olga è tornata alla vita di tutti i giorni a pane e... scacchi. Uno sport più che un gioco, che la fa da padrone sia in famiglia (il marito è uno scacchista candidato Maestro, la figlia 12enne Sofia un talento puro) ma anche al di fuori. La mattina Zimina insegna scacchi nelle scuole di Modena e provincia, il pomeriggio fa l’istruttrice al Club 64 presso la Polisportiva San Faustino in via Wiligelmo. E, per non farsi mancare niente, Olga da questa stagione è tesserata per una squadra di Bergamo dopo aver conquistato sette scudetti difendendo i colori del Fischer Chieti. Il tutto senza dimenticare la partecipazione a campionati Europei e Mondiali oltre alle simultanee, incontri in cui un giocatore esperto gioca contemporaneamente più partite contro più avversari.
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Domanda scontata ma necessaria: com’è nata la sua passione per gli scacchi?
«Ho iniziato a giocare quando avevo cinque anni grazie a mamma e papà, così mi sono appassionata. A dieci ho vinto il campionato di Russia per bambine della mia età e ho capito che quella passione poteva essere coltivata. Nel mio paese di origine gli scacchi sono considerati una disciplina importante, anche se non al livello del calcio».
A livello economico lei riesce a mantenersi con i soli scacchi?
«Sì».
Campionessa di scacchi si nasce o si diventa?
«Diciamo che qualche grammo di talento ci vuole, il resto è determinato dalla passione e dall’allenamento».
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Quante ore al giorno si allena per essere tra le migliori cinquanta scacchiste al mondo?
«Prima di una gara importante, oltre alle ore trascorse in palestra e quelle davanti al computer o via Skype per allenarmi e confrontarmi con i miei maestri (due russi e un cubano, ndr) mi esercito per tre-quattro ore al giorno».
La cultura degli scacchi sta attecchendo a Modena?
«Sarebbe bello avere più attenzione, ma non posso lamentarmi. Intorno al Club 64 cresce l’interesse, abbiamo tanti ragazzi appassionati e di talento. Inoltre nelle scuole, anche quelle materne, sto portando avanti da diversi anni importanti progetti insieme a Comune e Me.Mo. Anche ai più piccoli bastano poche lezioni per sapersi muovere sulla scacchiera con re e regine, alfieri, cavalli, torri e pedoni. Giocare a scacchi è divertente, aumenta le capacità logiche, la concentrazione oltre a sviluppare la memoria».
Si sente più istruttrice o campionessa?
«Mi sento più istruttrice che agonista. Studiare e insegnare è diverso che dedicarsi solo al gioco, manifestazioni selettive come Europei o Mondiali comportano un elevato stress. In tal senso l'essere psicologa mi aiuta, ma a differenza di quando si possa pensare negli scacchi conta molto anche la forma fisica».
Il sogno della campionessa Olga qual è?
«Di poter giocare il mondiale del prossimo anno in Arabia Saudita meglio di quello appena terminato».
Se non altro in Arabia non è stata costretta ad indossare il velo com’era accaduto nel 2016 in Iran.
«Quella a Riyad è stata la prima manifestazione sportiva dell’Arabia Saudita in cui non c’era l’obbligo di giocare velate e in cui donne e uomini gareggiavano nella stessa sede. Da un punto di vista dei risultati poteva andare meglio, ma conto di rifarmi».
Dicono che sua figlia Sofia prometta bene.
«Ha già partecipato a due Europei della sua categoria. Per adesso l’importante è che si diverta e che, grazie agli scacchi, faccia dei bei viaggi in giro per il mondo».
L’Italia degli scacchi a che livello è ?
Stiamo migliorando, nel settore femminile ci sono ragazze che stanno crescendo ma per giocarsela a livello mondiale dobbiamo darci ancora molto da fare».
Negli scacchi la tecnologia sta superando la mente umana?
«Con l’avvento dei computer giocare è diventato sempre più difficile, ma la mente umana è un fattore ancora indispensabile».