L'Ad Castagna: «Banco Sgsp, Modena sempre più strategica»
«Il nuovo modello organizzativo prevede in città il cuore di tutta l’area territoriale». Oggi incontro con imprese e autorità
MODENA. Per tutti in provincia di Modena è il Banco S.Geminiano e S.Prospero, il Banco dei Santi, per gli addetti ai lavori è Banco Bpm, terzo gruppo bancario italiano sorto nel gennaio 2017 dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano.
Banco Bpm, che comprende anche il Banco S.Geminiano e S.Prospero, nasce dall’unica autentica fusione seguita alla riforma delle banche popolari. Alla guida di Banco Bpm c’è l’amministratore delegato Giuseppe Castagna, 59enne di Napoli che ha fatto esperienza alla Banca Commerciale poi carriera in Intesa Sanpaolo per passare nel 2014 in Bpm e diventare amministratore delegato di Banco Bpm dopo la fusione.
Oggi Castagna sarà a Modena per una importante tappa del road show di presentazione del Gruppo al territorio, alle istituzioni e al tessuto imprenditoriale a un anno dalla sua costituzione. Un incontro in cui raccogliere anche le istanze locali verso il Gruppo bancario. Abbiamo chiesto a Giuseppe Castagna di spiegare l’impegno di Banco Bpm e Bsgsp nei confronti del territorio di Modena e dintorni.
IL TERRITORIO. «Un territorio basilare per il nostro Gruppo - dice l’Ad - e lo dimostrano sia i numeri importanti sia le nostre scelte strategiche. I numeri perché in termini di incidenza percentuale, gli sportelli del Gruppo presenti in Emilia Romagna sono il 9,7% del totale, i clienti il 9,6% e le masse di raccolta e impieghi intorno al 10%. Un’area caratterizzata da tanti imprenditori capaci, da famiglie di risparmiatori, un’area in cui non a caso ci sono Bper e Credem e dove Banco Bpm con il suo marchio Bsgsp ricopre un ruolo molto significativo».
Il nuovo modello territoriale di Banco Bpm, avviato all’inizio di quest’anno, conta 221 filiali retail in Emilia Romagna, 71 a Modena, 55 a Bologna, 47 a Reggio Emilia, per citare le prime tre province. In questo nuovo modello Modena, con 900 risorse, ha maggiore autonomia gestionale rispetto al passato e un ruolo ancora più importante perché è sede della Direzione Territoriale Emilia-Adriatica, guidata da Stefano Bolis, che comprende le province di Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena e la provincia marchigiana di Pesaro e Urbino, con le filiali divise in 4 Aree.
Modena è anche sede del Mercato Corporate Centro-Nord, guidato da Luca Mazzini, che opera in Emilia Romagna attraverso 3 centri Corporate con un forte presidio delle principali aree prodotto. A Modena sono presenti anche una filiale di Banca Aletti (la banca private del gruppo) e una sede di ProFamily, società del Gruppo che si occupa di credito al consumo.
«I fatti dimostrano che a Modena è stata assegnata maggiore autonomia decisionale - aggiunge Castagna - poteri più consistenti e il cuore di un’area così vasta e importante è collocato proprio in questa città. Abbiamo voluto riconoscere nei fatti il grande valore che ha il brand Banco S.Geminiano e S.Prospero in questi territori».
IL NUOVO MODELLO. Inevitabile anche una razionalizzazione delle filiali.
«La tecnologia digitale influenza tante scelte - afferma Castagna - e in questo senso la nostra strategia prevede di arrivare a grandi filiali in cui ci sia tutto. I clienti trovano tutte le competenze che possono interessare accorpate con un unico obiettivo di offrire quello che definiamo “benessere patrimoniale”. Oltre ai prodotti tradizionali, ai finanziamenti personali o per mutui e progetti di investimento, nella stessa filiale sono disponibili tutti i servizi che riguardano previdenza, assicurazioni, pianificazioni per la famiglia.
Il nuovo modello di rete commerciale prevede il settore “Retail” con 8 Direzioni Territoriali sui territori di radicamento del Gruppo e il settore “Corporate” con la creazione di 5 Mercati che si dedicano alle imprese con un fatturato superiore ai 75 milioni di euro.
LE AGGREGAZIONI. «Con riferimento alle aggregazioni, dopo l’approvazione della riforma Renzi sulle banche popolari all’epoca tutti avevano parlato con tutti, noi compresi, ma poi si è concretizzata solo la nostra. Siamo stati i primi, e per ora i soli, a dare vita a una vera fusione perché non si devono considerare tali i processi, volontari o forzati che siano, di incorporazioni, salvataggi o aiuti che hanno caratterizzato le altre operazioni. Ma devo dire che ci sono ancora troppe banche, il sistema italiano, così com’è ora, non può reggere, è troppo frammentato. E pensare che in pochi anni siamo già passati da circa 600 a 200 istituti bancari ma si deve arrivare a cinque o sei grandi Gruppi in grado di reggere sul mercato globale più le micro realtà per le esigenze molto specifiche in ambito locale. Arriverei a dire che persino noi non siamo ancora abbastanza grandi, la nostra dimensione attuale non basterà. Al punto che arriveremo in perfetta salute al momento della seconda ondata di aggregazioni e da fine 2019, a conclusione del nostro Piano triennale, credo saremo pronti per guardare a nuove opportunità».
