Carpi, omicidi di mafia del 1992, un carpigiano a processo
Condannato ieri in abbreviato uno degli esecutori: 30 anni a Nicolino Sarcone. Otto anni anche al pentito che ha riaperto l’inchiesta. Il 52enne sarà processato
CARPI. Un carpigiano di 52 anni imputato per il concorso nei due omicidi di mafia commessi a Brescello e Reggio nel 1992, da un gruppo di fuoco che aveva basi tra Carpi e Modena ed era telecomandato dal boss della ’ndrangheta Nicolino Grande Aracri.
Lo ha per il momento certificatola decisione assunta ieri dal giudice di Bologna. Che ha condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione Nicolino Sarcone, l’uomo che aprì il fuoco. Condannato a 8 anni anche Antonio Valerio, il pentito che un anno fa al processo Aemilia in corso a Reggio svelò un mistero durato più di 25 anni. Aprendo l’ultimo troncone della maxi inchiesta, denominato “Aemilia 1992”.
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Il giudice ieri ha rinviato a giudizio (tra gli altri indagati di quella che fu allora una guerra tra le cosche che si contendevano il potere a Cutro e in Emilia) Antonio Lerose, detto Renè, classe 1966, cutrese trapiantato a Carpi. L’ordinanza rinvia a giudizio anche Nicolino Grande Aracri, 58 anni, considerato il capo dell’omonima cosca di Cutro, che a Reggio e Modena vanta fior di legami e parentele. Secondo quanto ricostruito dalla nuova indagine della Dda, condannati e rinviati a giudizio assassinarono Nicola Vasapollo, 33 anni, il 21 settembre del 1992 a Reggio, e Giuseppe Ruggiero, 35 anni, il 22 ottobre dello stesso anno nella Brescello da sempre pervasa dalla cosca.
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Oltre alle rivelazioni di due pentiti, ci sono stati riscontri anche su vecchi tabulati Sip, carte topografiche che riportavano un ponte non più esistente percorso dagli assassini in fuga e le multe prese. Identificate persino le loro compagne e amanti dell’epoca. Ripassati poi gli atti delle vecchie inchieste, che nel 1997 erano sfociate nella condanna all’ergastolo dei due mandanti dei delitti, Raffaele Dragone e Domenico Lucente. Ma sugli esecutori il mistero ha resistito 25 anni: sullo sfondo la lotta per la supremazia tra i Grande Aracri, i Dragone e gli Arena da una parte e gli “scissionisti” Vasapollo e Ruggiero dall’altra.
Per colpire i killer alloggiavano tra Carpi e Modena. A Modena in un appartamento del Windsor Park Center, in strada San Faustino. Nel 1992 un alloggio era in uso a Domenico L., che lo aveva fittiziamente intestato alla fidanzata ungherese del fratello. E dal quale la donna e l’amante di Domenico erano state frettolosamente “sfrattate”, proprio quando doveva arrivare il gruppo di fuoco. A Carpi è stato recuperato dagli atti del processo celebrato in Corte d’Assise a Reggio nel 1994 un appartamento con ufficio in via Ugo da Carpi. Il titolare della società proprietaria dell’alloggio aveva riferito ai giudici di aver ricevuto da Raffaele Dragone la richiesta di poterne usufruire. All’epoca si pensò fosse quello il nascondiglio dei killer per entrambi i delitti. Sempre nel modenese risultano rubate le auto, Fiat Uno e Fiat Tipo, usate per la fuga. Una fu rubata a Campogalliano. Sul ruolo di Lerose ora si pronuncerà la Corte d’Assise di Reggio. —
A.SE.