Giovane uccisa a San Donnino: libro di scuola porta a un cuoco coinvolto in altri 2 casi
Il manuale di una familiare del presunto omicida era tra le ceneri del corpo della vittima, dato alle fiamme dopo l'omicidio. I carabinieri hanno collegato l'indagato anche a una violenza sessuale e al tentato sequestro di una donna
MODENA. Ha meno di 40 anni, da alcuni anni abita a Savignano e lavora in zona come cuoco. È l’uomo indiziato per l’assassinio della giovane prostituta trovata carbonizzata ai margini di uno spiazzo frequentato da prostitute e pervertiti a San Donnino. Da giorni si trova agli arresti in carcere.
E oggi il procuratore Lucia Musti e i carabinieri di Modena illustreranno l’esito delle indagini e soprattutto gli inquietanti risvolti emersi. In particolare, due episodi gravissimi ai danni di donne: un tentativo di stupro e un tentativo di sequestro di persona avvenuti nei mesi scorsi in provincia, entrambi falliti per la reazione delle vittime.
L’aspetto più sorprendente di questa indagine partita in salita per i pochi elementi noti, è la prova che inchioderebbe il cuoco indagato al luogo del delitto a San Donnino: un manuale. Si tratta di un libro di scuola trovato tra le ceneri della catasta - fatta di carta stampata, pneumatici e legname trovato sul posto - accesa per bruciare il cadavere della prostituta rumena uccisa poco prima.
I carabinieri e il pm Claudia Natalini hanno notato da subito l’incredibile svista dell’assassino: ha lasciato in quel mucchio di materiali fumanti un libro non del tutto bruciato che sulla copertina riportava ancora nome e cognome della studentessa. Era la figliastra adulta del cuoco (figlia della sua compagna). La stessa persona che gli aveva prestato l’auto sulla quale avrebbe caricato il cadavere della ragazza uccisa e trasportata fino a San Donnino.
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Da questo errore madornale si è sviluppata l’indagine che ha portato a identificare il cuoco - completamente sconosciuto agli archivi di polizia - e ai rilievi dei Ris di Parma nella sua casa. Soprattutto ha aperto nuove piste investigative su casi di violenze a donne. Due gli episodi isolati.
Il primo riguarda il tentato stupro avvenuto a Zocca pochi giorni prima dell’omicidio di San Donnino. Se la prostituta è stata uccisa il 1 settembre, tre giorni prima, il 28 agosto, una 28enne italiana aveva denunciato un’aggressione in garage ad opera di un energumeno a volto semicoperto dal quale era riuscita a divincolarsi e fuggire, anche se la violenza sessuale era stata consumata. L’altro episodio, finora ignoto, riguardava una ragazza straniera di Savignano. Ha raccontato di essere stata seguita da un uomo di corporatura grande con un batufolo in mano e il baule della sua auto aperto. Un possibile tentativo di sequestro di persona, insomma.
Oggi il procuratore Musti spiegherà il lavoro capillare svolto con la collega Natalini e con i carabinieri di Modena (di tutta la provincia, dato che l’impegno dell’Arma per questa indagine è stato totale e costante).
Prove e indizi sarebbero solidi. Per l’episodio di Zocca, la vittima stessa lo avrebbe riconosciuto da un confronto fotografico. Per il caso di Savignano, la vittima si ricordava dettagli dell’auto col bagagliaio aperto che ancora una volta riporterebbero al mezzo della figliastra del cuoco. Infine, determinanti sarebbero le immagini di videocamere nelle tre zone: l’auto sarebbe sempre inquadrata a ridosso degli episodi criminali. —