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Caso Oncologia Modena, Federico: «Non sono corrotto, ecco le prove»

Carlo Gregori
Caso Oncologia Modena, Federico: «Non sono corrotto, ecco le prove»

Il professore elenca dati e nomi a riprova che le sperimentazioni no profit erano gestite da altri. «Sono accuse infondate»

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MODENA. Il professor Massimo Federico respinge ogni accusa di corruzione per gli undici casi di sperimentazioni su farmaci tumorali che gli vengono contestati dalla Procura e per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Lo fa mostrando pubblicamente documenti e dati che illustrano - analizzando un solo caso per tutti e undici - perché le accuse a suo avviso sono destituite di fondamento. Lo fa ribadendo che davanti a un giudice - l’udienza preliminare è fissata per gennaio - avrà modo di conoscere le prove raccolte in sei anni dai pm Marco Niccolini e Pasquale Mazzei e dal procuratore Lucia Musti e potrà mostrare le sue, sicuro di dimostrate la sua innocenza da un’accusa ingiusta, dolorosa e lesiva per il suo onore.

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L’oncologo modenese contesta decisamente ognuno dei cinque capi di imputazione per corruzione che lo vedono al centro di sperimentazioni dichiarate “no profit” al Comitato Etico del Policlinico e che invece sottobanco, secondo la Procura, sarebbero collegate a un ingente flusso di denaro a favore della onlus Fil (Fondazione Italiana Linfomi) e dell’associazione Angela Serra della quale era presidente. La Procura ha individuato pagamenti per un milione e mezzo di euro dal 2010 al 214.

Spiega l’oncologo: «Tutti gli studi clinici da me svolti sono sempre stati condotti nel pieno rispetto della normativa all’epoca di riferimento e quini nessuna violazione è stata da me posta in essere nella conduzione delle sperimentazioni no profit, né vi è mai stato un abuso di ruolo e delle funzioni che rivestivo. Parimenti non vi è mai stato alcun asservimento né condivisione da parte mia delle strategie commerciali delle case farmaceutiche indicate nei capi di imputazione (5 multinazionali, ndr)».

A riprova, Federico analizza in dettaglio il primo caso che riguarda le società Cephalon e Teva Italia. «L’affermazione che lo studio citato nella richiesta di rinvio a giudizio (Studio Cardio Dlblc) sta stato presentato da me come no profit è falsa. L’accusa che lo studio Herat01 sia stato promosso da me in qualità di presidente di Fil è falsa». Come lo è, spiega, per lo Studio HD0803, «accusa assolutamente assurda e completamente falsa».

I motivi? Lo Studio Hd0803 è del 2009. La lettera sulla natura no profit dello studio è stata firmata dal presidente dell’Intergruppo Italiano Linfomi (Iil) Vitolo. Il parere unico favorevole è del febbraio 2010 e arriva dal Comitato Etico dell’ospedale di Alessandria e non dal Policlinico e cominciato al Principal Investigator dottor Levis di Alessandria «che aveva il compito di esaminare il contratto siglato con Cephalon per la fornitura del farmaco». L’accusa, insomma, secondo lui non sta in piedi considerando che è stato eletto presidente Fil dal 2011 al 2013. «Nella dichiarazione sostitutiva della convenzione economica - aggiunge - è correttamente specificato che il farmaco è fornito gratuitamente da Cephalon». «Lo studio è stato approvato come no profit da 40 diversi Comitati etici italiani». In base a questi dati, conclude l’oncologo, «non si capisce come gli inquirenti abbiano potuto sostenere l’accusa di condotta contraria ai doveri d’ufficio». E si chiede perché, se così fosse, «non è stata contestata al dottor Vitolo, all’epoca presidente Iil, al dottor Levis e al professor Leonardo Fabbri, all’epoca direttore del Dipartimento che avallò lo studio». Conclude: «Sono io che esigo giustizia e la giusta condanna dei responsabili di queste false accuse». —

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