Addio a Gian Pio Torricelli Il poeta controverso passato dall’avangurdia al silenzio in manicomio
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È scomparso in silenzio, lo stesso che aveva caratterizzato gli ultimi anni della sua esistenza. È scomparso ieri all’età di 76 anni Gian Pio Torricelli, che da qualche tempo viveva nella struttura Ducale 2. Artista poliedrico e scrittore d'avanguardia, esponente del Gruppo 63, finito in manicomio criminale per aver tentato di uccidere il padre.
La figura di Gian Pio Torricelli - come ricorda Caterina Fantoni commentando la biografia “Dunque Torricelli” (Artestampa) rimane ambigua e controversa dall'inizio alla fine. Da adolescente, affascina e al contempo turba i suoi coetanei con la sua esuberanza sfrontata. La sua impellenza creativa si sfoga dapprima nella musica e poi nell'arte figurativa. I suoi amici e compagni di scuola sono Claudio Parmiggiani, Giuliano Della Casa, Carlo Cremaschi e Gianni Valbonesi, con i quali espone nella loro prima collettiva al Palazzo dei Musei a Modena, e con i quali esplora gli ambienti artistici e culturali di Roma, Milano e Bologna. Folgorato però dalla lettura dei "Novissimi" e dal clamore culturale scatenato dal Gruppo63, Torricelli converte la sua vocazione espressiva nella poesia, abbandonando per sempre le tele. Nel 1965 pubblica con Sampietro "Dunque Cavallo", poco dopo si trasferisce a Roma, dove collabora e stringe relazioni con gli esponenti romani della neoavanguardia, conosce Pasolini è Fellini, è in contatto con il gruppo genovese e ha scambi epistolari con Sanguineti e con Eco, pubblica inoltre su "Marcatre" e su altre riviste . Al convegno del Gruppo63 di La Spezia, la sua lettura suscita enorme scalpore. All'inizio degli anni Settanta, però, Torricelli è come risucchiato da un vortice: droga, un paio di arresti e il primo ricovero in ospedale psichiatrico. Da allora, Torricelli implode nella sua nuova dimensione maniacale, fino a scomparire del tutto: negli anni Novanta, i suoi vecchi amici sono convinti che sia morto. Oggi Gian Pio, nel suo presente confuso, ascolta musica e fuma le poche sigarette concesse, ricorda con precisione eventi e personaggi della sua epoca gloriosa, chiedendosi se siano stati reali.
«Se mi ero rassegnato a perdere mio zio - racconta il nipote Carlo Bonacini - non mi sono però mai rassegnato a perdere le storie. Le storie chiedono di essere raccontate, soprattutto quelle imperfette, incompiute, ingiuste, incomprensibili. Le storie che racchiudono in sé le contraddizioni di un destino, la ricchezza e la miseria: la storia di Gian Pio Torricelli è proprio una di quelle storie. E per fortuna che si è deciso di racchiudere tutto in un libro. Credo che abbia portato nuova luce sulla figura di Torricelli e sul mondo di artisti e intellettuali attorno al quale per pochi, intesi anni Gian Pio ha gravitato. Credo anche che abbia portato a noi familiari che abbiamo vissuto la vicenda di Gian Pio con dolore, fatica e preoccupazione, un bene inestimabile: la pace». —
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