«Quei medici angeli che hanno capito il caso di mia moglie»
«Leggo spesso notizie che raccontano di episodi spiacevoli che riguardano la nostra Sanità pubblica. La mia personale esperienza all’ospedale Ramazzini spero possa far cambiare l’idea a qualcuno». A scrivere questa accorata lettera è Rino Acierno, responsabile della Scientifica e poliziotto del Commissariato di Carpi.
«Agli inizi di maggio mia moglie, cinquantenne come me, è stata colpita da una rara malattia che colpisce una persona su 500mila all’anno. Dopo essere stati a contatto con diversi medici e passate due settimane dal principio del malore, non siamo riusciti a sapere di quale patologia soffrisse. Scoraggiati e molto preoccupati, ci siamo recati in ospedale a Carpi. Nel giro di poche ore, è stata ricoverata in Medicina, dove da subito i medici si sono dimostrati scrupolosi nelle indagini mediche, coinvolgendo immediatamente gli specialisti di Neurologia. Insieme, sono riusciti a diagnosticare una malattia che sembrava impossibile da riconoscere. Da questo momento in poi, mia moglie è stata trasferita alla Neurologia, coordinata dal dottor Mario Santangelo, e dopo i primi accertamenti effettuati dalla sua équipe, composta dai dottori Vaghi, imone, Amidei, Devetak, Costa e Monti, ha iniziato la terapia necessaria. Mia moglie rischiava di rimanere paralizzata e potete immaginare il mio, anzi, lo stato d’animo di tutta la mia famiglia. Era un periodo buio, sembrava di vivere un incubo, ma percepivo la vicinanza di tutto il personale medico, soprattutto della dottoressa Monti, gentilissima, che continuamente ci aggiornava sulle condizioni di salute e ci spingeva a essere positivi. Lo stesso dottor Santangelo, ogni giorno, prima di finire il turno, anche a sera inoltrata, passava ad assicurarsi delle condizioni f di mia moglie, dimostrando interesse per il paziente e con parole solidali dimostrava sicurezza nella sua opera di medico. Durante il periodo di ricovero, con lo stesso piacere, ricordo la dedizione e il supporto degli infermieri e degli operatori sanitari che quotidianamente mettevano in campo la loro umanità, senza tralasciare la loro professionalità. Dopo due settimane di ricovero alla Neurologia di Carpi, assicuratisi che la terapia da subito individuata e personalizzata, ha fatto migliorare le condizioni fisiche di mia moglie, gli stessi medici si sono adoperati per il trasferimento al Centro di Riabilitazione di Correggio, dove tuttora è ricoverata e dove dobbiamo trascorrere un lungo periodo, come purtroppo prevede la malattia. Nei miei 32 anni di lavoro di poliziotto, svolto in uffici operativi di alcune delle più grandi città d’Italia, come Palermo, Roma, Napoli, posso dire al reparto di Neurologia dell’ospedale di Carpi ho avuto modo di conoscere persone dal notevole impegno etico-sociale a favore degli altri. Persone predisposte ad aiutare chi soffre». —
