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I boiardi di Stato dal giudice La Procura li vuole processare

I boiardi di Stato dal giudice La Procura li vuole processare

Domani udienza per l’ex vice prefetto Ventura, famiglia Bianchini e uomini Safi In tribunale il filone dell’inchiesta Aemilia per il pressing contro la white list

10 luglio 2019
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SAN FELICE. Undici imputati per il filone dell’inchiesta Aemilia che ha posto gli occhi sulla ricostruzione del terremoto, ha scoperchiato le presunte pressioni su prefettura e forze dell’ordine e ha svelato una commistione tra rappresentanti dello Stato, imprenditori accusati di essere infiltrati dalla ’ndrangheta e figure opache talvolta viste come faccendieri e talvolta considerati prossimi ai Servizi segreti. Si terrà domattina, davanti al giudice per l’udienza preliminare, la prima udienza sui cosiddetti “boiardi di Stato”. Un procedimento che conta undici persone coinvolte per reati pesantissimi: dalla rivelazione di segreti (quelli sulle aziende sotto inchiesta ossia la Bianchini Costruzioni e la Ios), alla minaccia ai Corpi dello Stato (dai carabinieri a Cono Incognito, capo del Girer), dalle false informazioni al pubblico ministero (per spacciarsi quali agenti segreti o essere reticenti in veste di persone informate sui fatti), al reato di favoreggiamento. Con un aggravante che è un marchio dell’inchiesta Aemilia, in tutte le sue ramificazioni: l’aggravante mafiosa.

Davanti al gup si dovranno presentare l’ex vice prefetto ed ex capo di gabinetto della Prefettura di Modena, Mario Ventura che presenziò a numerose riunioni del Girer e tentò, secondo l’accusa, di mettere pressione a favore delle aziende della famiglia Bianchini. Che vedrà in tribunale Augusto, la moglie Bruna e il figlio Alessandro i cui video registrati - e trovati dagli investigatori nel computer - hanno spalancato le porte proprio a questo filone d’inchiesta coordinato dal pubblico ministero Beatrice Ronchi della Dda di Bologna e dal suo ex collega Marco Mescolini. I quali scoprirono come in diversi si adoperarono per tentare di riabilitare la Bianchini e la Ios, ridando alle aziende dei Bianchini il certificato antimafia. Al teorema accusatorio vanno inoltre aggiunti il funzionario dell’Agenzia delle Dogane, Giuseppe De Stavola, il dipendente della Prefettura Daniele Lambertucci e l’avvocato di Fiorano, Giancarla Moscattini a cui Bianchini jr. chiese di produrre tutti gli atti utili a convincere il Girer a rivedere il primo diniego di iscrizione alla white list del terremoto.

E poi ci sono Ilaria Colzi, Alessandro Tufo, Giuliano Michelucci e Giulio Musto, referenti della fantomatica agenzia Safi, faccendieri più volte notati in Prefettura e che per diverso tempo hanno millantato la capacità di sistemare le pendenze. Il loro ruolo era emerso fin dalla vicenda della F.lli Baraldi e l’ex senatore Carlo Giovanardi denunciò quegli strani soggetti. Giovanardi a questo processo non ci sarà perché non può essere giudicato: le intercettazioni su di lui non possono infatti essere utilizzate, salvo l’autorizzazione del Senato, come ha deciso in marzo la Corte Costituzionale. —