Gazzetta di Modena

Modena

l’inchiesta 

Dai filmati sul pc dei Bianchini alle minacce

12 luglio 2019
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L’inchiesta era partita come ramo autonomo di Aemilia. Durante la perquisizione del 2015 ai Bianchini, spuntò dal pc di Alessandro una sequenza di filmati “illuminanti” per gli investigatori. Il giovane titolare della Ios aveva registrato le conversazioni con esponenti della prefettura, con Giovanardi e con altri. Si scoprì così una rete sotterranea di pressioni per favorire il reinserimento nella white list della ditta considerata infiltrata dalla ’ndrangheta. Giovanardi ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza di queste infiltrazioni, e di avere difeso con atti ispettivi una azienda a suo avviso ingiustamente punita. Intercettazioni, rapporti degli investigatori, e atti pubblici ad avviso della Dda raccontano il contrario, tra minacce, pressioni e azioni compulsive. Giovanardi disse poi di essere stato lui a denunciare i falsi agenti segreti della ditta Safi, ma nella imputazione della Procura (per lui sospesa) si sostiene che era solo una manovra di fatto evasiva e tardiva.