Natoli: Il nostro carattere? Un lavoro (duro) che non finisce mai
Il professore si è soffermato sul percorso di edificazione della propria soggettività «Non basta avere la stoffa perché serve l’esercizio»
Maria Pettinato
«Il carattere è ciò che fa di un individuo una persona». Con queste parole il professor Salvatore Natoli ha voluto cominciare il suo inno alla “Persona”.
A Sassuolo, in una piazza Garibaldi gremita e attenta, Natoli ha parlato di carattere, di «edificazione della soggettività». In un percorso fatto di parole, il professore ha saputo condurre le persone presenti, attraverso la dialettica che è propria del suo essere filosofo, in un viaggio alla scoperta della persona ed in primo luogo del carattere che si forma, nel corso della vita, a partire da diversi fattori.
Primi fra tutti, certamente, quelli ereditari, il Dna della specie. La creazione del carattere dell’individuo, poi, non può non essere concepita in relazione all’ambiente, alla formazione, che non finisce mai, e alla famiglia, dalla quale non si ereditano solo i cromosomi ma anche il modo di sviluppare le potenzialità prima del bambino, poi della persona.
«Il carattere – ha spiegato Natoli - è ciò che connota l’identità di un soggetto. Un’identità guadagnata a fronte delle incertezze, delle difficoltà, delle circostanze del mondo. In fondo, non è altro che la stabilizzazione della propria potenza a fronte della mobilità del reale. E quindi la capacità di esistere, sussistere secondo la propria libertà e la propria soggettività. Evidentemente questo è possibile soltanto in rapporto con gli altri perché il carattere si forma soltanto in relazione a ciò che incontra e lo precostituisce».
Riferendosi poi ad Epicuro, il professore sostiene che la filosofia, come sapienza, sia necessario studiarla sin da giovani per imparare; e al contrario, da maturi, è necessaria per disimparare. Questo, spiega, perché: «Nel corso della vita non abbiamo appreso solo cose positive, ma accumulato anche vizi e scorie dei quali dobbiamo spogliarci, una volta divenuti anziani. Il lavoro sul carattere non finisce mai. Come dicevano i greci, la vita è battaglia. Per diventare persone di carattere è necessario lavorarci, non basta avere la stoffa. Non è la qualità ma l’esercizio che sviluppa il carattere. L’edificio del carattere: la grande architettura della coscienza e della potenza. Saremo sempre più lieti se saremo capaci di allietare. Saremo capaci di allietare se avremo modulato le nostre azioni in modo tale da entrare in sintonia con la vita degli altri. Il carattere lieto – ha così concluso il filosofo - non è uno stato d’animo. Il carattere lieto è il risultato di una vita riuscita». —