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Dal Picchio al Kiwi, solo lo Snoopy ha vinto il trascorrere del tempo

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Tra gli anni Settanta e Novanta l’Emilia è stata la capitale delle notti I più grandi della musica volevano esibirsi nelle nostre discoteche 

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La storia

La discoteca più famosa d’Italia? Non a Milano, non a Roma, non a Rimini, ma a Formigine. C’è stato un periodo nella storia delle notti italiane, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’90, in cui il Picchio Rosso era il faro a cui tutti si ispiravano.

Fondato il 13 marzo del 1976, è stato il fulcro del passaggio dalle balere alle discoteche come le intendiamo oggi. Ha dettato le regole del mondo del divertimento, tanto che i più grandi della musica italiana si sono esibiti nel locale di Mario Boni: da Anna Oxa a Loredana Berté, da Mia Martini a Patty Pravo, da Donna Summer a Vasco Rossi. È stato anche il set di alcuni film, basta citare “I mostri” con Ugo Tognazzi.

Non è un caso che sia successo nel cuore dell’Emilia perché qui, da Bologna a Parma, sono di fatto nate le grandi discoteche. Un patrimonio, anche artistico e culturale, ormai sparito e di cui rimangono solo poche tracce, seppur indissolubili. Come lo Snoopy, che nella sua unicità è sopravvissuto agli anni e al mercato, spegnendo le 50 candeline. Un vero salotto nel cuore della città che però non era certo il modello dei locali che hanno dominato tra gli anni Settanta e Novanta. E forse proprio le sue dimensioni ridotte sono state la sua fortuna. Non paragonabili ad esempio a quelle del Picchio Rosso o di altri due locali storici della provincia che poi sono stati schiacciati dai costi sempre maggiori e dai mutamenti del mercato.

Il primo, sempre di proprietà di Boni, era il Piccadilly di Sassuolo - che poi divenne Matrix e Goya - e il secondo il Kiwi di Piumazzo del compianto Rino Giugni. Attorno a questi pilastri si formò o crebbe ulteriormente una rete di decine di locali: il Charly e Graffio di Modena, Tuwat di Carpi, il Nuovo Mondo di Castelvetro, il Panda (ora Vox) di Nonantola, l’Otto club di Sassuolo, il Picchio Verde di Carpi solo per citarne alcuni. Oltre al Mac2 di Ponte Sant’Ambrogio, che si è mantenuto in vita tra alti e bassi, chiusure e riaperture fino all’ottobre scorso quando un blitz dei carabinieri ha scovato diverse irregolarità.

Tra i colossi non si può non menzionare un altro locale che a suo modo ha fatto la storia sotto la direzione di Mauro Marchi, la stessa mente del Picchio Rosso: è il Diennea Superclub di Carpi che nel 2000 venne premiato come club più innovativo e creativo d'Europa. Il locale garantiva un’offerta completa alla sua clientela, dalla musica allo Speedy Pizza: «Quando eravamo aperti noi, tutte le altre discoteche della regione erano vuote», garantisce Marchi.

Fu quello l’ultimo, glorioso, sussulto della “Disco valley modenese”. —

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