Modena. Coronavirus: «Questa isteria di massa nasce da un sovraccarico di informazioni confuse»
Lo psichiatra Starace, componente del Consiglio superiore di sanità, sui comportamenti «irrazionali» come la corsa a mascherine e scorte
MODENA. La corsa alle mascherine. La “gara delle scorte”, con scaffali di supermercati e negozi di alimentari svuotate. Le farmacie, i centri medici, gli ospedali presi d’assalto e bombardati di telefonate. In pochi giorni, anche a Modena, la percezione del rischio Coronavirus si è amplificata in modo esponenziale, complici le fake news sul web. Per capire meglio questa nuova isteria di massa abbiamo chiesto allo psichiatra Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena e membro del Consiglio Superiore della Sanità, di spiegarci cosa sta accadendo nella mente di tante persone.
Professor Starace, qual è la causa principale di questa isteria di massa?
È la condizione di estrema confusione creata da un sovraccarico di informazioni, spesso contradditorie, diffuse da improbabili esperti, chiamati a dare una loro personale interpretazione nei salotti televisivi, nelle trasmissioni radiofoniche, sul web. Chi è in possesso di informazioni tecniche accurate, come ad esempio un medico, è in grado di gestire e sistematizzare questo flusso senza particolari ripercussioni, mentre le altre persone, che vivono nella “penosa” attesa di notizie in grado di rassicurarle, finiscono per sovraccaricarsi emotivamente.
A quel punto che succede?
Allo stress le persone rispondono con meccanismi di base volti a preservare la sopravvivenza. L’esaurimento delle mascherine è stato il frutto di un’interpretazione errata fatta sull’onda dell’ansia di proteggere sé stessi e i propri cari. La mascherina serve a non trasmettere l’infezione, non a proteggersi da essa, e ora viviamo una situazione nella quale coloro a cui serve davvero faticano a trovarla. L’altro esempio paradigmatico è l’insensata corsa all’accaparramento di viveri nei supermercati.
Come sopravvivere all’isteria senza minimizzare?
L’atteggiamento migliore è quello di selezionare tra le fonti di informazioni solo quelle ufficiali come Ministero, Regione, Comune, Protezione Civile che per ruolo, responsabilità e competenza hanno questo mandato affidatogli da tutti noi.
Il ruolo di media e social?
Come dicevo, le persone ora sono “affamate” di notizie e vengono bombardate di immagini di ricoveri in ospedali e strade deserte che creano un’iperattivazione psicologica capace di avvalorare anche voci e messaggi diffusi sui social network che non hanno alcuna valenza. Non voglio mettere in discussione la libertà di informazione, ma a volte le modalità con cui essa si realizza è discutibile. Il sensazionalismo, parente stretto dello scandalismo, non è un buon consigliere. In Italia circa settemila persone ogni anno muoiono per aver contratto un’infezione in ospedale, numeri di gran lunga superiori a quelli che oggi si stanno determinando con il Coronavirus, ma c’è un livello di attenzione molto diverso.
È stato accertato il primo caso positivo a Modena. Il rischio è che la psicosi si ampli. Cosa si sente di dire ai modenesi?
Ci tengo a ricordare che è in corso una politica attiva di screening di persone esposte quindi, in realtà, l’aumento del numero di casi accertati è positivo, significa che stiamo facendo un buon lavoro, mettendo queste persone nella condizione di non trasmettere l’infezione ad altri. I decessi che si sono registrati finora in Italia hanno riguardato persone molto anziane o già rese fragili da altre patologie, così come avviene per i decessi per influenza “stagionale”, con la differenza che fortunatamente il Coronavirus per ora non ha colpito i bambini. Ai modenesi dico anche di non lasciarsi andare a quei comportamenti, come l’affollamento dei supermercati, che rappresentano un potente fattore di diffusione dell’infezione. In uno stato emotivo di tensione, hanno fatto proprio quello che era da evitare: concentrarsi in massa in uno spazio. —