SiCobas all’attacco: «Già 400 operai sono indagati»
Sessantasette avvisi di fine indagini notificati ai militanti dei SiCobas tra cui i leader modenesi, Enrico Semprini e Marcello Pini. Il tutto per gli incidenti avvenuti, tra il 2018 e il 2019, davanti a Italpizza e per i quali le imputazioni vanno dalla resistenza alle lesioni fino all’invasione di edificio. «La realtà viene ribaltata: i criminali non sono i padroni che rifiutano di applicare i contratti nazionali, che negano ogni diritto sindacale, che puniscono le operaie mandandole a spalare la neve sui tetti ghiacciati. Per la procura i criminali sono le stesse operaie che reclamano i propri diritti - incalzano i SiCobas - I primi 67 indagati si aggiungono alle centinaia di procedimenti giudiziari contro il sindacato per altre vertenze, portando il numero degli operai a processo nella sola Modena a oltre 400. Per la questura e la procura i problemi della città non sono il capillare sistema di caporalato nelle fabbriche, lo sfruttamento, il sistema degli appalti creato per evadere tasse e rubare milioni di euro di contributi versati dai lavoratori. Il problema sono i lavoratori in sciopero. Siamo curiosi di vedere le riprese di questi “scontri”, mentre vengono cancellate le uniche violenze della polizia davanti ai cancelli, con pestaggi, arresti, piogge di gas, denunce imbastite su false accuse».
«Se ci sono lavoratori che protestano, rischiando anche in proprio, significa che dall’altra parte c’è l’impresa che, o non ha rispettato i patti, o non vuole rinnovare i contratti, o non vuole applicare il contratto corretto, o, ancora, ha deciso di licenziare - dice la segreteria della Cgil - I lavoratori sono davanti ai cancelli non per scelta, ma per necessità». Il sindacato pur ribadendo “la nostra totale contrarietà a situazioni che si manifestano con atti di violenza”, auspica “che tutte le parti coinvolte si adoperino per far riconoscere i diritti dei lavoratori affinchè certe forme di protesta non vengano messe in atto”. —