Gazzetta di Modena

Modena

Festival filosofia 2020

Francesca Bria: «La città intelligente è quella realizzata con la partecipazione di chi la abita

arianna de micheli
Francesca Bria: «La città intelligente è quella realizzata con la partecipazione di chi la abita

Francesca Bria, volto nuovo del festival, ha conquistato la piazza con la sua visione sul buon utilizzo dei dati per migliorare la vita di tutti

20 settembre 2020
3 MINUTI DI LETTURA





MODENA Big Data con brio. Anzi con Bria. Al secolo Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazione. Rei confessi abbiamo “fatto la battuta”. Ma neanche poi tanto. È innegabile: oggi esiste un vivace interesse, brioso appunto, nei confronti della raccolta e della gestione dei dati. Volumi enormi che implicano l’utilizzo di sofisticati algoritmi in fuga dalla nostra capacità di intendere (ma non di volerci almeno provare). L’uomo “comune” non solo sembra non avere più il controllo. Viene a sua volta controllato, si sente manipolato. Come Marilena Tesei, habitué del festival – «sono di Forlì, questa è la mia dodicesima edizione» - che si dichiara preoccupatissima. Marilena, a fine lezione, prenderà la parola. «Io sono molto felice di averla ascoltata. La partecipazione dei cittadini è basilare. Ma quello che lei dice… bisogna farlo in fretta». Una frustrazione condivisa quella della signora Tesei. Un sentimento che però la professoressa Bria, debuttante alla festa del pensiero, ha saputo arginare con notevole abilità. Tanto di cappello, una lezione davvero magistrale. Da un’illustre sconosciuta. Nessuno (tra gli interpellati) sapeva infatti che cosa aspettarsi. Ed ecco che colei che per oltre quattro anni ha vestito i panni di assessore alle tecnologie e all’innovazione in quel di Barcellona – «la mia missione? Mettere la tecnologia a disposizione delle persone» – ci ha restituito un po' di fiducia.

Fiducia nella nostra capacità di incidere sul futuro. Ma soprattutto ha “invitato” il suo pubblico a non prestare fede cieca a quel determinismo tecnologico che, imposto dall’economia delle piattaforme – Google, Amazon, Facebook e compagnia cantante – ci rende vigliacchi nel presente e sconfitti nel futuro. Siamo stati richiamati all’ordine insomma. Ma con una tale grazia che quasi non ce ne siamo accorti. Non subito se non altro. L’esordio è stato infatti lusinghiero: «Sono qui anche per studiare ciò che rende Modena, al pari di Barcellona, un modello di innovazione democratica e sostenibile». E poco ci è mancato che Piazza Grande, all’improvviso abitata e attentissima, si esibisse in una ola. Post scriptum in anticipo: l’ovazione, in forma di sentito applauso arriverà più tardi con la pioggia, quattro gocce alle quattro, quando cioè Bria spezzerà una lancia in nome di una oltremodo più consistente partecipazione femminile («dobbiamo superare il gap di genere»). «Ad essere onesta, non la conoscevo. Me l’ha segnalata mia figlia. Il futuro? Sono angosciata per voi. Voi giovani». Così Giovanna poco prima delle tre del pomeriggio. «L’ho trovata ottima. Mi ha dato speranza». Così sempre lei, Giovanna, al momento della chiosa.

Giunti in piazza opachi, i suoi occhi sembrano ora brillare. Per non parlare di quelli della sua amica Mirella, 97 anni portati con piglio fierissimo – «Giò si sbaglia, ne ho 97 mica 96» – che se potesse Francesca Bria l’adotterebbe come nipote. «Bravissima. E bella, bellissima».

Ma che cosa avrà mai detto per farsi tanto amare la ispiratrice numero uno di Decode, consorzio di sei paesi votato alla ricerca di soluzioni per garantire la sovranità dei dati in Europa? Di parole ne ha ovviamente infilate parecchie. Parole che, figlie della pratica molto più che della teoria, sono rotolate concrete come sassi. E che qui in estrema, quasi irriverente, sintesi si accontentano di un inciso. «La sperimentazione di una democrazia digitale al servizio delle persone può partire solo dalle città. Ossia dai cittadini stessi. La sfida è ardua. Ma possibile. Solo però se si parte dal basso con modelli pratici e sostenibili. I dati devono essere percepiti come bene comune, come infrastruttura pubblica. La città intelligente si realizza con la partecipazione di chi la abita». Inserendo, ad esempio, nei contratti pubblici delle clausole sulla sovranità dei dati. Ma anche lavorando gomito a gomito con i quartieri. Con gruppi di cittadini che poi in casa si ritrovano sensori in grado di rilevare l’inquinamento.

Bria però va ben oltre l’orticello condominiale. E chiama in causa l’intera Europa, bella addormentata che può (deve) svegliarsi. Senza aspettare il bacio di un principe. —