Gazzetta di Modena

Modena

Festival filosofia 2020

Maurizio Ferraris «Nessuna paura la tecnica alla fine non prevarrà»

Maurizio Ferraris «Nessuna paura la tecnica alla fine non prevarrà»

«La disoccupazione non avanza per l’automazione. Anche perchè a ben vedere si affidano alle macchine lavori che nessuno vuole fare...»

20 settembre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





«Non potrà mai prendere il potere la tecnica perché siamo noi a darle il potere. A chi parla di dominio della tecnica dico: non sarà un modo per toglierci delle responsabilità?». Così ieri mattina a Modena Maurizio Ferraris, docente di Filosofia Teoretica,nella sua lezione magistrale “Anima e automa”. Per il filosofo le macchine non hanno “alcuna motivazione per surclassarci” perché sono soltanto strumenti di cui disponiamo per potenziare le nostre possibilità e rispondere alle nostre esigenze di consumo. Un concetto che, per essere “masticato” facilmente dal pubblico di Piazza Grande, si rafforza di un esempio: possiamo fabbricare una macchina per fare il sushi e anche utilizzare un drone per distribuirlo ma non esisterà mai una macchina per consumare il sushi. Perché? «Perché gli automi non possono né morire né consumare, questa è la forza delle anime – spiega Ferraris – l’automa è qualcosa che viene concepito per essere acceso e spento mentre l’organismo, una volta che viene spento, non si riaccende più. Siamo noi, con i nostri bisogni a dare un senso a un mondo che noi stessi abbiamo popolato di automi». Siamo ben lontani, dunque, dall’idea di automa come qualcosa di terribile che vuole comandarci, portarci via il lavoro e, persino, toglierci la libertà. «Credo sia una politica perdente quella di dire lottiamo contro la disoccupazione bloccando l’automazione, io dico di portare avanti il più possibile l’automazione perchéle mansioni che vengono automatizzate non sono cose belle da fare. Giustamente si insiste sul fatto che coloro che lavorano per Amazon sono sfruttati ecc. Verissimo, ma ho un messaggio di speranza: fra 10 anni saranno tutti sostituiti da droni. E, a questo punto, uno pensa: ‘e loro cosa faranno?’. È qui che dobbiamo fare uno sforzo concettuale e pensare che siamo importanti non perché fabbrichiamo degli oggetti, cosa che sanno fare benissimo anche le macchine, ma perché produciamo dei documenti che nessun altro potrebbe produrre al posto nostro». Poi il dibattito si sposta. «Dunque cos'hanno in comune virus, web e welfare? – domanda il filosofo. «Il virus senza gli esseri umani non può andare da nessuna parte, così come il web perché è la vita umana che lo costituisce. Sul web noi produciamo valore in continuazione e non lo sappiamo perché siamo distratti a dire quanto il neoliberismo sia cattivo o che dobbiamo proteggere la privacy». E allora? Per Ferraris l’Europa è il posto giusto per creare un welfare digitale che tassi le piattaforme e utilizzi questa tassazione per rilanciare educazione e salute pubblica risolvendo, così, il problema della scomparsa del welfare. —