Libera a Giovanardi: «Niente mafia ma la politica sia senza macchia»
L’associazione e la Cgil contro il senatore che li vorrebbe fuori dal processo su white list e minacce
Il processo al senatore Carlo Giovanardi vive di folate e alla seconda udienza è di fatto ancora ai blocchi di partenza con uno start affidato ai tempi del parlamento. Nel frattempo, però, la scena se la sono presa le scaramucce processuali in cui la difesa - avvocati Massimiliano Iovino e Marilisa Tenace - ha tentato di estromettere le parti civili Libera contro le Mafie e Cgil, nelle sue varie componenti. Una mossa che avrebbe di fatto isolato la Procura (dottori Giuseppe Amara e Monica Bombana) viste le già annotate assenze di ministero della Giustizia e Arma dei carabinieri. I collegio giudicante ha però ammesso le potenziali vittime, attirando le critiche del senatore Giovanardi.
Ma le controdeduzioni alla richiesta di esclusione sono emerse decise nel processo che vede Giovanardi imputato per minaccia a corpo politico dello Stato e rivelazione di segreti d’ufficio. E le stesse motivazioni hanno preso analoga forma anche nel processo parallelo, quello sulle white list e che ha come imputati l’ex prefetto Mario Ventura, la famiglia Bianchini di San Felice, funzionari pubblici e i sedicenti faccendieri della società Safi.
«Le difese – ha detto nel corso delle repliche l’avvocato Enza Rando, che rappresenta l’associazione Libera – hanno evidenziato che da questi processi è sparita l’aggravante mafiosa, inizialmente contestata. Vero, la stessa Procura lo ha detto, ma questo non significa che Libera debba essere esclusa. Basta analizzare il nostro statuto per capire che ci sono tutte le condizioni perché Libera sia invece parte attiva nei due procedimenti». E nel dire queste parole, l’avvocato Rando consegna ai giudici copia dello statuto, modificato nel 2019 che, oltre alle finalità legate alle mafie, espressamente recita “Libera potrà costituirsi parte civile nei processi penali per i delitti contro la pubblica amministrazione, per i reati di corruzione e per tutti i delitti commessi al fine di agevolare direttamente e/o indirettamente fatti di corruzione. Potrà altresì promuovere azioni civili per il risarcimento del danno».
«La pubblica amministrazione – aggiunge l’avvocato Rando – deve ambire ad essere irreprensibile e avere comportamenti etici a tutela del bene comune, ecco perché riteniamo che Libera dentro questi processi abbia tutto il diritto di esserci».
Anche la Cgil, stando alla strategia difensiva, non sarebbe dovuto essere parte del processo. «Cosa c’entri un sindacato con me non l’ho capito – ha detto Giovanardi nei giorni scorsi – Se hanno perso iscritti perché io difendevo le aziende e tutelavo il lavoro non è colpa mia. È assurdo che io li debba risarcire». Si tratta però di una chiave di lettura che ha incassato la pronta replica in aula dell’avvocato Gian Andrea Ronchi che ha parlato per conto di Cgil, Camera del Lavoro di Modena e Fillea, il sindacato che rappresenta i lavoratori dell’edilizia. «Ci avete detto che eravamo contro i nostri stessi lavoratori – incalza Ronchi davanti al tribunale presieduto dal presidente Pasquale Liccardo, rivolgendosi agli avvocati difensori – Incassavamo le critiche e le accuse degli addetti perché chiedevamo legalità e tutela nei loro confronti quando sono invece emersi episodi di caporalato verso operai. Ci sono invece tutte le condizioni affinché la Cgil in questi processi ci sia». È un dato di fatto che la Cgil ha sempre sostenuto l’istituzione delle white list quali strumento di difesa contro le infiltrazioni criminali, white list che invece sono state ampiamente criticate dal senatore Giovanardi, che le ha considerate un mezzo altamente discriminatorio, fondato su suggestioni e legami familiari. E proprio l’azione del senatore a favore di Bianchini Costruzioni e F.lli Baraldi contro le white list prefettizie ha dato il la all’inchiesta, nata come costola di Aemilia ma poi proseguita su binari autonomi. Almeno fino a quando il Senato lo riterrà opportuno. —
F.D.
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