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Proposte per una gita fuori regione (quando si potrà). Val di Zoldo: cosa vedere

Laura Tenebrosi
Proposte per una gita fuori regione (quando si potrà). Val di Zoldo: cosa vedere

Val di Zoldo, Veneto. Quanti di voi conoscono questo luogo? Suppongo pochi. Eppure è Patrimonio Unesco, in quanto parte delle nostre Dolomiti, iscritte alla lista del Patrimonio Mondiale dal 2009.

17 febbraio 2021
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Val di Zoldo, Veneto. Quanti di voi conoscono questo luogo? Suppongo pochi. Eppure è Patrimonio Unesco, in quanto parte delle nostre Dolomiti, iscritte alla lista del Patrimonio Mondiale dal 2009.

La visita di questo territorio, compreso fra il Monte Pelmo – Croda del Lago ed il gruppo delle Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi e Vette Feltrine, è un vero e proprio tuffo nella tradizione, fatta di semplicità, genuinità e grande cortesia.

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Decidere di soggiornare fra il Monte Pelmo ed il Civetta significa cercare un luogo di straordinaria bellezza e tranquillità, che è comunque in grado di garantire divertimento a tutti gli sportivi, oltre che essere un’ottima soluzione anche per le famiglie.

La mia esperienza in questa valle incantata comincia con il soggiorno presso l’hotel-residence Panorama, a pochi passi dal centro del grazioso paese di Mareson. E’ un 3 stelle a conduzione famigliare, dove la pasta viene ancora fatta in casa e dove il rapporto con il cliente è intenso. Elisabetta, assieme alle figlie ed al marito chef, riusciranno davvero a farvi sentire come a casa.

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Le camere sono ben arredate, con vista spettacolare sul monte Pelmo o sul gruppo del Civetta-Moiazza.

Pulizia impeccabile.

Nell’attesa di potersi nuovamente muovere fra regioni, vediamo quali sono i punti salienti della Val di Zoldo, ossia quelle esperienze che di base non dovrete perdervi una volta giunti in loco.

Considerando che quest’anno gli impianti non sono fruibili, ho cercato soluzioni alternative alla portata di tutti, tenendo conto anche delle baite/rifugi aperti per il pranzo (grazie a Tania dell’ufficio turistico).

La salita alla baita Civetta è sicuramente una buona idea. Il percorso è semplice, con pendenze non particolarmente rilevanti, adatto anche ai bambini. La vista è molto bella, con il Monte Pelmo in prima linea all’inizio del percorso, ed il Civetta di fronte una volta arrivati alla baita.

Fondamentale la prenotazione per il pranzo.

Un altro percorso semplice, suggeritoci da Elisabetta (proprietaria dell’hotel) è quello che da Palafavera porta al borgo di Coi. Poco frequentato, è tutto al sole ed in gran parte in piano. Anche qui i panorami si sprecano, impossibile non fermarsi in adorazione, specie verso il Monte Pelmo, che in alcuni punti è davvero vicino.

La passeggiata al Rifugio Città di Fiume è tra le più gettonate in quanto ben segnalata, semplice ed abbastanza breve. Peccato che sia in gran parte all’ombra e davvero molto frequentata. In questo momento di grande attenzione verso le distanze fra le persone, meglio evitare i fine settimana. Anche se si è all’aperto c’è veramente troppa gente.

L’escursione al Rifugio Bruto Carestiato mostra un panorama differente, ma forse ancora più bello del precedente. Bisogna muoversi verso sud ed arrivare a Passo Duran (15 minuti d’auto da Val di Zoldo). Poco prima del rifugio San Sebastiano, sulla destra parte un percorso spianato dal gatto delle nevi che vi porterà, in circa 1h e 30 min al rifugio in vetta (1834 m). Chi vuole può salire anche a fianco del parcheggio sulla strada. I primi 15 minuti sono impegnativi ed è necessario avere racchette da neve e scarponcini. Successivamente questo sentiero si ricongiunge al precedente e diventa alla portata di tutti.

La vista, sia durante la salita, che in cima è mozzafiato. Vi troverete al cospetto della catena dolomitica del San Sebastiano-Tamer, mentre vi sembrerà di poter toccare con un dito il Moiazza.

Tra i paesi più caratteristici della Val di Zoldo, sicuramente Coi e Brusadaz, famosi entrambi per i loro magnifici tabià secolari (antichi fienili in legno), alcuni dei quali ora sono divenuti abitazioni di pregio.

Anche Mareson e Pecol sono graziosi, ma meno tradizionali dei precedenti.

Da menzionare ancora, l’importante industria artigianale gelatiera. Il gelato zoldano è famoso in tutta Europa dalla fine dell’800, quando i maestri gelatieri lo esportarono. Pare che il ‘mito’ del gelato italiano sia dovuto proprio all’ingegno degli abitanti della bella Val di Zoldo.

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