Modena Grazie ad Aiw il corso di cibo diventa solidale
L’Association for the Integration of Women (Associazione per l’integrazione delle donne) di cui è presidente formerà quattro donne in un tirocinio formativo di trecento ore. Originarie della Nigeria e del Ghana, per quattro mesi si impegneranno al Centro Papa Francesco della Caritas Diocesana.
MODENA «Il cibo è uno strumento d’integrazione». Caroline Caporossi svela la ricetta di un nuovo progetto solidale targato Aiw.
L’Association for the Integration of Women (Associazione per l’integrazione delle donne) di cui è presidente formerà quattro donne in un tirocinio formativo di trecento ore. Originarie della Nigeria e del Ghana, per quattro mesi si impegneranno al Centro Papa Francesco della Caritas Diocesana.
Il quartetto imparerà un mestiere e fornirà pasti per le persone seguite dalla Caritas. «Offriamo l’opportunità di aumentare l’autostima delle donne - spiega Caporossi - partendo da piatti che sono brave a cucinare. Le donne racconteranno le loro storie e daranno alla società di Modena un’opportunità di coesione».
Tre le parole chiave identificate da Aiw: capacità, opportunità e motivazione. «La ristorazione è un punto di partenza per tante persone - aggiunge la presidente - perché offre tante opportunità. Inoltre, ci siamo resi conto che potevamo combattere un altro problema: la discriminazione. Le donne non avranno successo se la società le discrimina. Forniamo risorse a queste donne e diamo un’opportunità alla società di essere più inclusiva».
Un’inclusione che Caporossi, 27enne originaria degli Stati Uniti (ma con antenati calabresi), ha imparato sulla propria pelle. Il contatto con una giovane nigeriana, richiedente asilo, le ha dato l’idea per sviluppare il progetto insieme ai Servizi sociali del Comune.
«La giovane ha condiviso con me la scelta di arrivare in Italia dalla Nigeria per essere la prima persona nella famiglia con un lavoro - ripercorre Caporossi - e che potesse continuare a studiare. È una persona molto ambiziosa, ma dopo tre anni non aveva realizzato alcun suo sogno. Lavorando nel settore della ristorazione con Massimo Bottura ho creato una rete abbastanza ampia».
Grazie al passaparola Caporossi ha così offerto alla giovane opportunità di trovare un lavoro. Così ha pensato di ampliare il percorso, partendo dalla gavetta.
«Abbiamo creato una formazione che un’impresa medio-piccola non ha il tempo di offrire - sottolinea Caporossi - Quando si comincia a lavorare non c’è infatti tutto il tempo del mondo per spiegare la lingua o a leggere una busta paga».
Un’iniziativa su più larga scala si prevede dall’autunno con l’inaugurazione di Roots, il ristorante sociale ideato nel cuore del complesso San Paolo. «Nel nostro piano desideriamo formare venti donne all’anno - rivela Caporossi - sempre indirizzate dai Servizi sociali e provenienti da tutto il mondo. Ci piacerebbe lavorare con più o meno una stessa area geografica alla volta: così possiamo rappresentare più autenticamente la cultura e il cibo, ma anche far avere loro una seconda lingua in comune».
Il progetto sociale di “Roots” ha già radici globali, tanto che la 27enne modenese è stata premiata lo scorso 18 gennaio al Forum Globale delle Nazioni Unite. Il programma del tirocinio formativo spetta a Jessica Rosval, italo-canadese chef del Casa Maria Luigia di Massimo Bottura e direttrice culinaria di Aiw.
«Ci stiamo concentrando molto sulla motivazione - interviene Rosval - perché non vogliamo creare soltanto un corso tecnico di cucina. Vogliamo invece offrire tecniche da adoperare nel mercato del lavoro». Le conoscenze di ciascuna partecipante saranno utili per arricchire lo scambio culinario in modo creativo. «Insegniamo la cultura italiana - rimarca la chef - ma vogliamo anche imparare dalle donne».
Qualche esempio di insegnamento del tirocinio può essere significativo. «Offriamo un percorso di integrazione culturale con corsi sui diritti dei lavoratori - elenca Rosval - e su come leggere una busta paga, corsi di presentazione professionale e su come comunicare, approfondimenti sulla storia italiana. Vogliamo dare competenze professionali e far sentire le donne a casa a Modena, imparando a gestire una vita lavorativa in città».
Un percorso che la direttrice culinaria ha vissuto in prima persona. «Sono arrivata dal Canada sette anni fa - ricorda la chef - e ho imparato a conoscere l’ospitalità di Modena e dell’Italia in genere. Ho incontrato persone che accolgono a braccia aperte. Adesso è per me un onore aprire le braccia e accogliere. Sarà magico realizzare i programmi e trasferire la lezione che ho imparato a Modena, una città super accogliente». —