La cultura serra le fila e riparte «Ma ridateci eventi sold out»
Professionisti e politici a confronto: «Una filiera di lavoratori da tutelare Servono aiuti, sostegno degli enti locali e iniziative sicure senza limiti numerici»
Paola Ducci
Riflessioni sulle ingentissime perdite economiche, ma anche e soprattutto relazionali subite dal comparto della cultura. Domande a cui le istituzioni dovranno rispondere e appelli per una ripartenza del settore che ha bisogno di innovazione anche e soprattutto dal punto di vista politico con un riconoscimento effettivo delle imprese culturali creative e della cultura di prossimità. Sono questi i temi emersi venerdì nel dibattito alla Festa de l’Unità di Modena dal titolo “L’impatto della pandemia sulle imprese culturali creative”.
Presenti alla discussione, moderata dall’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, Maria Cristina Manfredini della cooperativa Mediagroup98, Giovanna Barni, presidente di Culturmedia di Legacoop, Serena Lenzotti, responsabile delle attività culturali di Arci Modena e Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano e responsabile della cultura del Partito Democratico. «Un confronto interessante – ha affermato l’assessore Bortolamasi – perché durante le riflessioni di tutti gli ospiti si è sentito forte il messaggio che quando si parla di comparto della cultura si parla di lavoro che di conseguenza si compone di un altissimo numero di persone coinvolte in tutta la filiera di settore. Gli interventi hanno messo in evidenza i problemi reali che il settore ha affrontato e continua ad affrontare ma che ora ha bisogno di guardare al futuro con più certezze».
Un focus particolare è arrivato sulla resilienza che il mondo delle imprese culturali creative – che di fatto non sono riconosciute con un codice Ateco specifico, come ha messo bene in evidenza anche e Cristina Manfredini di Mediagroup98 – ha saputo dimostrare, benché esentato quasi completamente da qualsiasi forma di ristoro. Lo stesso vale per il mondo dell’associazionismo in campo culturale come ha sottolineato Serena Lenzotti dell’Arci di Modena. «Ma nonostante tutto tanti dei nostri circoli di natura associativa sono ripartiti con una spinta incredibile con la voglia di fare ancora più grande di quella con cui si erano fermati».
Giovanna Barni di Culturmedia Legacoop ha anche fatto notare come la frammentazione della filiera del comparto culturale che va dai media, agli eventi, ai beni culturali, all’editoria, al cinema e allo spettacolo, abbia giocato sfavorevolmente negli aiuti e abbia colpito imprese a prevalenza femminili di alta innovazione con persone istruite. «Bene gli aiuti a chi produce e promuove cultura – ha detto – ma attenzione anche a ciò che ci sta dietro. C’è bisogno di maggior conoscenza della filiera».
E quindi come ripartire, ci si è domandati? Sicuramente attraverso una co-progettazione in partnership con le istituzioni e il mondo dell’associazionismo anche attraverso l’utilizzo trasversale dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. « È necessario in ogni caso fare un passo avanti – ha concluso l’assessore Del Corno – per costruire nuove condizioni di riaperture. Il mio appello è quello, attraverso il green pass e le misure di sicurezza già in vigore di tornare a breve al 100% della capienza degli spazi culturali, non solo per una questione di sostenibilità economica, ma anche e soprattutto perché l’interruzione degli eventi hanno causato una interruzione delle relazioni tra le persone con un abbandono e uno stato di preoccupante isolamento, che sappiamo ha creato danni psicologici in tutte le fasce di età. In questo un ruolo determinante ce l’hanno anche gli enti locali con il compito di riabituare le persone agli eventi in presenza attraverso la promozione della cultura di prossimità».
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