Maria, moglie di Odoardo svelata nel libro della nipote
La storica e scrittrice Peri presenta il volume, frutto della sua tesi di laurea «Non si può capire Focherini se non si conosce anche la donna che amava»
Paola Ducci
«A volte forse sembrerà che il cuore non possa reggere a tanta pena, ma il Signore certo è con noi anche quando più ci chiede e più ci prova, anzi allora ancora di più».
Queste le parole che pronuncia Maria Marchesi, moglie del beato Odoardo Focherini, contenute nell’omonimo libro scritto dall’autrice e storica carpigiana Maria Peri (nipote di Focherini), presentato ieri in sala Duomo in occasione del 77esimo anniversario del martirio del beato carpigiano. Focherini fu un cattolico, medaglia d’oro al merito civile della Repubblica Italiana e iscritto all’Albo dei Giusti tra le Nazioni per la sua opera a favore degli ebrei durante la Shoah.
«Ho sentito l’esigenza di raccontare la vita di Maria Marchesi perché non si può capire Odoardo se non si conosce anche lei – afferma l’autrice – Il libro è il frutto della mia tesi della seconda laurea in Scienze religiose. Ho ricostruito parte della sua storia con le notizie e l’analisi di suoi scritti inviati e ricevuti da amici e in particolare delle 22 lettere che scrisse a Odoardo mentre era nel campo di concentramento, che però, non si sa perché, furono rispedite al mittente».
Nel volume di Maria Peri, dal buio della seconda guerra mondiale emerge così la figura di una donna umile e forte, che ha saputo condurre la sua famiglia oltre il dolore, ponendo come fondamento la fede nel Vangelo, mai pentendosi della scelta sua e del marito.
«Quello che mi ha particolarmente colpita ed emozionata durante il lavoro di ricerca per la scrittura di questo libro – sottolinea l’autrice – è stato percepire l’amore profondo che legava Odoardo a Maria che si traduceva in un rapporto di coppia autentico, di rispetto reciproco ed estrema modernità».
Durante l’incontro, moderato dal giornalista Luigi Lamma a cui hanno partecipato oltre a Maria Peri anche Stefano Battaglia, presidente della Fondazione Odoardo e Maria Focherini, la docente Daniela Pellacani e Alessandro Rondoni, giornalista e direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali Ceer, è stato presentato anche il libro “Mio fratello Odoardo”, riedizione dell’omonimo volume scritto dal giornalista Giacomo Lampronti, curato sempre da Peri e dal giornalista e scrittore Francesco Manicardi, anch’egli nipote di Focherini. Il volume fu pubblicato la prima volta nel 1948 dalla tipografia de L’Avvenire d’Italia. Lampronti, di origine ebraica, convertito al cattolicesimo aveva conosciuto Focherini dopo che era stato licenziato, a causa delle leggi razziali, e aveva ritrovato lavoro nel giornale cattolico Avvenire che allora aveva sede a Bologna. Qui aveva incontrato Odoardo Focherini, che lo aveva ospitato di nascosto nella sua casa a Carpi e ne aveva organizzato la fuga. «Io e Francesco abbiamo sentito il desiderio di riproporre queste pagine – conclude Peri – perché sono la testimonianza di una profonda e preziosa amicizia tra due uomini negli anni più bui del Novecento».
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