A Modena apre Roots, ristorante di cucine dal mondo che racconta storie di migranti
Nel complesso San Paolo, giovedì l’inaugurazione del locale nato da un progetto unico di integrazione per donne migranti a Modena: formate professionalmente, prepareranno menù con piatti di alto livello da Paesi africani, un'esperienza gastronomica unica
MODENA. Un bombolone al gusto di banana, un triagolino goloso di brik tunisino e tanti altri piatti africani. Se a Modena mancava un ristorante etnico di livello, ora apre un locale multietnico - anzi aperto alla cucina di tutto il mondo - di livello nazionale se non europeo. Dall’impegno di Caroline Caporossi (americana di orgini italiane) nel suo progetto di integrazione concreto per donne migranti tramite la sua associazione Aiw e dalla passione formativa e organizzativa di Jessica Rosval (canadese) chef di Casa Maria Luigia, finalmente giovedì aprirà i battenti un ristorante atteso: Roots. Ovvero radici da conservare e radici da mettere a Modena: ecco il senso che va oltre a un normale locale multietnico.
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Lo spazio è all’interno del complesso San Paolo, in via Selmi 67, accanto al Cortile del Leccio. Ospiterà a tavola persone curiose in cerca di sapori che non si trovano altrove. Per arrivare a questo livello e organizzare cene composte da numerosi assaggi di più cucine a un prezzo abbordabile è stato necessario un impegno di due anni. In questo periodo sono state formate 16 cuoche e cameriere emigrate dall’Africa e dall’Asia, in attesa che altre donne di altri Paesi si avviino su questa strada professionale. Oltre a una visione d’insieme su come far lavorare unite donne di provenienze tanto diverse, è stato necessario raccogliere fondi per avviare la scuola di cucina (anzi: di alta cucina) e aprire il ristorante nei locali affittati dal Comune. Al progetto hanno risposto con entusiasmo e generosità numerosi finanziatori (Rotary, Florim, Bper, Politecnica e tanti altri), ieri presenti con il sindaco Gian Carlo Muzzarelli e l’assessore Anna Maria Lucà per il taglio del nastro.
Jessica Rosval spiega il significato di questa iniziativa, unica nel suo genere: «Nella cucina di Massimo Bottura la prima cosa che insegnano è che un cuoco è più della somma delle sue ricette. Vivendo questa apertura giorno per giorno, ne abbiamo fatto un ristorante modenese aperto al mondo e ne siamo orgogliosi. Ora abbiamo formato il secondo gruppo di tirocinanti - prosegue Jessica indicando le cuoche presenti, Fanta Mercy e Zouhaira, con la capocuoca Silvia Mazzeo - oggi abbiamo donne del Ghana, Cameroun, Guinea e Tunisia. E si nota dal menù: i piatti si ispirano alle loro culture. L’integrazione è una strada a due sensi: non solo si assimilano all’Italia, ma le aiutiamo a mettere in risalto la bellezza della loro diversità».
Per il co-working, a Roots si accede sottoscrivendo una tessera. È possibile acquistare un pass giornaliero, un carnet da 10 ingressi o un abbonamento mensile illimitato. I soci, inoltre, possono accedere a corsi di formazione mensili, eventi e opportunità di volontariato. Il 100% delle quote associative va a sostenere l'impatto sociale di Aiw. Il ristorante sarà aperto al pubblico per cena, dal giovedì alla domenica, e nel weekend anche per il brunch. Il menu, sviluppato dalla chef Rosval insieme alle tirocinanti, si ispira alle tradizioni culinarie dei paesi di origine delle donne. Le “brigate di cucina” si alterneranno al termine di ogni ciclo di formazione professionale, offrendo 4 diversi menu che riflettono le tradizioni delle aspiranti cuoche in cucina. Oltre alla formazione, Aiw è attiva nell’avvio al mondo del lavoro attraverso una rete di contatti che opera per incrociare domanda e offerta favorendo le collaborazioni con ristoranti locali.
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