Campogalliano Chi inquina, paga. Il Tar ribadisce il principio che chi gestiva le attività industriali di un impianto chiuso con rifiuti industriali e materiali inquinanti deve pagare la bonifica e gli smaltimenti. La sentenza riguarda l’ex presidente della società a capo della ceramica di Campogalliano Maestri Maiolicari Srl di via Di Vittorio. Anche se dopo il fallimento è passata di mano e la nuova proprietà si sta attivamente impegnando alla bonifica, l’ex responsabile legale fino al 2012 era ricorso al Tar contro l’ordine di Arpae di bonificare a sue spese l’area trovata inquinata durante un controllo nel 2016.[[atex:gelocal:gazzetta-di-modena:site:1.41490174:gele.Finegil.Image2014v1:https://gazzettadimodena-prd.saegroup.abinsula.com/image/contentid/policy:1.41490174:1656261174/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]I giudici di Bologna hanno dato ragione ad Arpae. Su questa vicenda, scoppiata ormai dieci anni fa, era stato mantenuto il totale silenzio delle autorità nonostante Arpae e il Comune avessero mandato ordinanze e ingiunzioni per ripulire una zona rimasta inquinata da amianto sul tetto del capannone e da scarti di produzione ceramica oltre a liquidi chimici sparsi sul terreno. C’è voluta una sentenza del Tar per renderla pubblica. L’attuale proprietà ha in parte demolito il vecchio impianto industriale e, dopo l’ultimo sollecito del Comune nel 2020, l’anno scorso ha avviato la bonifica di tutto l’amianto: il tetto del capannone è stato cambiato. Il conto è andato al nuovo proprietario che, eventualmente, a fine iter giudiziario potrà rivalersi sul vecchio, se la sentenza non verrà ribaltata.&nbsp;[[atex:gelocal:gazzetta-di-modena:site:1.41490176:gele.Finegil.Image2014v1:https://gazzettadimodena-prd.saegroup.abinsula.com/image/contentid/policy:1.41490176:1656261174/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]] La causa è stata infatti avviata da uno straniero che risultava presidente del Cda della società della Maestri Maiolicari, un tempo florida fabbrica di ceramiche e piastrelle. Dal 2009 fino alle sue dimissioni nel 2012, il presidente aveva continuato la produzione fino alla cessazione, avvenuta pochi mesi dopo e al fallimento nel 2013. Il giudice aveva permesso al curatore, il dottor Luca Mandrioli, di continuare la gestione, ma c’era consapevolezza che la fabbrica ora improduttiva era inquinata. Nel 2016 un controllo di Arpae era terminato con una segnalazione per grave degrado ambientale ed era stata segnalata alla Regione e al Comune. Il vecchio presidente aveva protestato dicendo che c’era una nuova proprietà e che non era lui responsabile dell’inquinamento, soprattutto non voleva pagare. Di qui il ricorso al Tar contro Arpae. Ma ora, a sei anni di distanza, il Tar ritiene che la relazione di Arpae e la richiesta di pagare la bonifica fossero corrette: i motivi dell’ex presidente del Cda sono infondati. Non solo non ha collaborato al momento del fallimento rendendosi irreperibile e evitando di consegnare i documenti sullo stato ambientale, ma risulta «attendibilmente accertato sia che il ricorrente è stato per lungo tempo il legale rappresentante e che nessun ulteriore amministratore abbia gestito l’attività produttiva aziendale successivamente alla sua cessazione dalla carica». Concludono i giudici: «È proprio il produttore responsabile dell’inquinamento che, in base al principio “chi inquina paga”, deve sostenere i costi della bonifica del sito, con la conseguenza che, risultando incontestato che Maestri Maiolicari era impresa industriale produttrice del settore ceramico (oltre che la proprietaria dello stabilimento e dell’area), è il legale rappresentante nel lungo periodo in cui la società produttrice era “in bonis” (2004-13) a essere individuato quale diretto responsabile del deposito di rifiuti pericoloso».l &nbsp;

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Il Tar al termine di una lunghissima battaglia legale: «Bonifica a carico dei vecchi titolari» 

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