Femminicidio a Castelfranco, la vita da incubo a casa Montefusco. «Una volta tolse cibo e vestiti a madre e figlia, buttandoli via»
Il racconto, tra le lacrime, di una vicina Le due donne di casa erano tenute in uno stato di sottomissione
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Castelfranco «Quella casa era diventata un vero e proprio inferno: quell’uomo privava le due donne di tutto, le teneva sottomesse come un despota». A parlare, con la voce rotta dall’emozione, è una donna che abita nel vicinato, e che ha chiesto di rimanere anonima.
Conosceva bene Gabriela e Renata, figlia di lei, e si commuove al pensiero della tragica fine che hanno fatto. «Quelle due povere donne erano sottoposte a privazioni continue – racconta – la madre non poteva avere un lavoro, non poteva costruirsi una sua indipendenza economica perché lui non voleva. E non voleva che neanche la figlia Renata avesse la sua indipendenza, tanto che nonostante avesse 22 anni non le permetteva di avere un’auto per muoversi autonomamente».
La vicina riferisce anche di un episodio choc di qualche anno fa, a riprova di come la situazione andasse avanti da tempo: «Un giorno, dopo l’ennesimo litigio, lui ha preso tutti i vestiti che ha trovato della madre, e credo anche della figlia, e li ha buttati nel pattume. E così ha fatto con gli alimenti. Poi le ha costrette a stare in casa a digiuno e senza i loro vestiti. Io non so come si possa arrivare a fare una cosa del genere nel nostro mondo civilizzato. Come si possano fare cose del genere a persone che vivono sotto il tuo stesso tetto». Il senso di potere e di controllo che aveva il marito è testimoniato anche dall’istallazione sull’auto di lei di un gps tramite il quale poteva sapere sempre dove andava.
La vicina è stata anche testimone dell’attivo più volte dell’ambulanza, a conferma del fatto che a volte i litigi conducevano anche a lesioni. Ed è per questo che Gabriela aveva trovato il coraggio di sporgere querela nel confronti del marito violento, vincendo la paura di ritorsioni. E visto che ci sono state le denunce, ci si chiede come mai non erano stati disposti provvedimenti di allontanamento dalla casa famigliare a carico del marito, che peraltro poteva essere ritenuto una persona violenta anche alla luce dei precedenti di giustizia che aveva. Ovviamente non poteva avere l’autorizzazione a tenere una pistola a casa con questo passato: evidentemente la deteneva in modo illegale. Si sa che anche Renata stava cercando in qualche modo di ribellarsi alla situazione, cercando una sua indipendenza anche attraverso gli studi universitari a Modena.
Sul fatto che questa tragedia si potesse evitare o meno sicuramente in questi giorni si scatenerà un ampio dibattito. Ciò che interessa in questo momento alla vicina è che, visto che nessuno potrà mai riportare in vita Gabriela e Renata, che almeno questa tragedia sconvolgente, l’unico duplice femminicidio della storia di Modena, almeno recente, serva almeno a trarre lezioni. «Che non ci siamo più delle Gabriela che devono perire in questo modo sotto i colpi di un marito che tutti conoscono come violento – sottolinea – che di fronte a un evidente pericolo in un contesto famigliare scattino dei meccanismi di difesa delle parti più deboli. Non devono più succedere delle cose del genere, non devono più succedere».
Pare che Montefusco avesse avuto problemi anche con la precedente moglie, da cui ha avuto altri figli, prima della separazione. Ma non si sa in che termini e se con altre denunce a suo carico.