Castelfranco Si è alzato lunedì mattina alle 4, è andato a casa della sua ex moglie e delle sue figlie dove ha gli attrezzi da lavoro e dà da mangiare a cani e cavalli, si è fatto la doccia e la barba ed è tornato a casa sua verso le 9-9.30. Ha sistemato il giardino, ha ricevuto la telefonata dell’avvocato, verso le 10.55, che lo informava dell’udienza di separazione, poi il faccia a faccia con la moglie e la figlia di lei e quella frase: “Finalmente ti levi di torno”. Poi l’orrore del duplice omicidio. Ha ricostruito ogni dettaglio durante l’interrogatorio di garanzia, in carcere, davanti al gip Eleonora Pirillo, Salvatore Montefusco, il 69enne reo confesso dell’omicidio della moglie Gabriela Trandafir, 47 anni, e della figlia di lei, Renata Alexandra, 22, avvenuto lunedì nella casa dove la famiglia viveva, alla Cavazzona. Il gip ha convalidato l’arresto e il carcere per l’imprenditore. Il pm Francesca Graziano aveva chiesto convalida e carcere; l'avvocato difensore, Marco Rossi, i domiciliari a casa di una delle tre figlie. Nella notte fra mercoledì e ieri si è verificato un episodio che rende ancor più raccapricciante, qualora sia possibile, l’accaduto. Qualcuno si è introdotto nell’abitazione in cui si è consumato il femminicidio e ha tentato di aprire la cassaforte, senza riuscirci. Nel corso dell'udienza, Montefusco ha parlato anche di presunte vessazioni subite dalle due donne nel corso dell'ultimo anno. «Il mio assistito ha specificato meglio le dinamiche dell’uccisione della moglie e della figliastra e le motivazioni di questo drammatico gesto – spiega l’avvocato Rossi – La preoccupazione di dover abbandonare la casa e di perdere suo figlio lo hanno molto scosso. Io non credo ci sia stata premeditazione». I colpi esplosi sono sette o otto: il fucile a canne mozze è stato ritrovato negli scatoloni, portati probabilmente dal fratello della moglie dopo problemi con la compagna, ma non è stato affermato con certezza da Montefusco, che «aveva detto alla moglie di aver trovato il fucile e dov’era sistemato», rimarca Rossi. La matricola del fucile è abrasa e l’arma, che non è di proprietà di Montefusco, non è legalmente detenuta. «Il faccia a faccia con il figlio non era voluto – aggiunge il difensore – tanto che per evitare di colpirlo si è ferito alla nuca: se lo è trovato davanti». Il figlio è stato ascoltato lunedì dai carabinieri. Montefusco, alla richiesta del motivo per cui tenesse il fucile ha spiegato che era una sorta di precauzione, nel caso che i Casalesi, relativamente ai quali aveva testimoniato per una vicenda di “pizzo” che gli era stato chiesto, ritornassero da lui. l &nbsp;

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L’avvocato Rossi: «Un atto d’ira, Salvatore si sentiva vessato» Ladri nella casa del femminicidio tentano di aprire la cassaforte

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