Modena. Lo stadio Braglia luogo ideale per far ritornare grandi eventi live a Modena, ma i tempi sono cambiati così come il pubblico, occorre organizzare spettacoli guardando avanti e non al nostro glorioso passato. Ma soprattutto serve una sinergia tra pubblico, privato e città, in modo che siano eventi utili per tutti. In estrema sintesi è questo il pensiero di Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura del Comune di Modena sul tema dei grandi eventi live a Modena. Considerazioni che arrivano all’indomani di una fortunata edizione della Festa della Musica, che ha dimostrato - con platee piene ovunque - quanto ci sia voglia di musica e spettacoli da vivere insieme e in presenza. «Sabato è stato il secondo tempo della notte dei musei del 14 di maggio, con una risposta che è stata analoga: luoghi e spazi della Cultura pieni. È stato premiato un lavoro di rete, che in qualche modo certifica quale e quanta vivacità abbiano l’associazionismo e il mondo culturale modenese, nonostante i due anni duri da cui veniamo». E l’estate modenese? Cosa ci riserverà? «Un cartellone integrato con i Giardini luogo simbolo dell’estate modenese in cui si inseriscono alcune novità come il cortile del Venturi , il Melograno, per gli eventi del teatro Comunale, e poi tanti appuntamenti nei parchi e attenzione anche alle frazioni. Il nostro obiettivo è tenere insieme tutti i linguaggi culturali, ricreare relazioni e socialità; con un’ offerta più ampia possibile da 0 a 99 anni». Eventi che sembrano un po’ ripetersi negli anni, anche il festival filosofia è più o meno sempre fedele a se stesso... «Non è così, le novità non mancano e altre ne arriveranno, il festival filosofia ha rinnovato molto i suoi ospiti nelle ultime edizioni e sul tema dei festival noi abbiamo investito molto allargando l’offerta: dopo il Dig, da quest’anno avremo il festival del “Domani” che avrà a Modena la sua sede fissa, poi il festival della Fiaba, Passa la parola , quelli delle arti performative Amigdala e del teatro dei Venti. Questa sta diventando una peculiarità di Modena in grado di attrarre pubblico anche da fuori». Veniamo ai grandi concerti dal vivo. Ne vedremo ancora? «L’obiettivo che, come politiche culturali, ci siamo dati in una situazione di contingenza di bilancio è quello di mantenere la base della vivacità culturale di fondo di Modena, che costituisce una grande ricchezza. Ciò detto il Braglia, proprio per la sua locazione, e il fatto di essere raggiungibile sia dal centro che dalle periferie, e da fuori con mezzi pubblici e privati rappresenta un contenitore molto attrattivo. È chiaro che è uno stadio, quindi lo sport prevale, ma il Comune deve essere il soggetto che garantisce. Che si fa ponte per le istanze dei soggetti interessati a intervenire. Il tema non è solo il campo di gioco, ma anche le condizioni di sostenibilità per tutta la città. Fa effetto dirlo adesso, dopo 2 anni di distanziamento, ma anche 26-28 mila persone per un concerto che si sviluppa in città, e non fuori, ha ricadute importanti, non solo per l’indotto economico e commerciale. Va trovato un equilibrio tra amministrazione, il soggetto gestore dello stadio, i privati e la città. Insomma la sostenibilità. Ma le condizioni per fare questi concerti ci sono tutte. Noi siamo pronti. È uno spazio in cui vogliamo investire e lo vogliamo fare nell’ambito di un discorso musicale che va dal basso verso l’alto che valorizzi anche il lavoro degli artisti e associazioni locali, penso all’Off, al Vibra, al Centro musica. Tenga presente che noi pensavamo di riaprire il Braglia prima della pandemia, qualche data era già in programma: Ultimo e poi Tiziano Ferro» La proprietà del Modena è sembrata interessata a un utilizzo extra calcistico? «L’amministrazione si è data come obiettivo anche la realizzazione di concerti, senza forzare la mano. Ora abbiamo una proprietà solida che, se interessata, può indubbiamente far cambiare la musica in città» . Il parco Ferrari invece? «Il Parco ha una sua storia con caratteristiche e funzioni precise, il concerto di Vasco è stato qualcosa di unico e irripetibile, per questi eventi live occorre fare riferimento al B raglia». Quindi quale il ruolo del Comune? «Il nostro è quello di aprire un tavolo attorno al quale far sedere tutte le parti interessate pubblico, privato, organizzatori che abbiano proposte sostenibili per le parti e la città. Noi ci siamo. È chiaro che eventi di un certo livello richiederanno interventi con bigliettazione. Lo stadio resta il contenitore per numeri ampi, ma abbiamo anche contenitori con spazi ridotti ugualmente fruibili». Pensare a un ruolo della Fondazione di Modena? «La Fondazione gioca già un ruolo fondamentale per supportare tutta la rete culturale della città, il suo impegno oltre a questo credo debba rimanere orientati sui grandi progetti di trasformazione culturale della città». Possiamo strappare un impegno per più concerti live 2023 ? «Non amo fare proclami. Io credo che il 2023 potrebbe essere l’anno che segnerà una ripresa piena, per i live, valorizzando la rete modenese e le competenze presenti a Modena, da sempre disponibili a collaborare . Mi fa piacere che ci sia un dibattito in proposito, a patto di immaginare progetti futuri e non rimpiangere un tempo che fu e che non tornerà perché sono cambiati i tempi, le normative e anche il pubblico, oltre che la città. Eviterei anche di finire in logiche campanilistiche, di sfide a chi realizza l’evento più grande. Io credo vada trovata una via nostra. Si può iniziare a lavorare insieme al territorio ma ricordo, come diceva la canzone dei Morcheeba, che “Roma non fu costruita in un giorno...” l &nbsp;

Modena. Lo stadio Braglia luogo ideale per far ritornare grandi...

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Intervista all’assessore: «Stadio ideale per gli eventi» 

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