MODENA Tutti rinviati a giudizio: poliziotto e altri undici tra presunti corruttori e tasselli del “sistema”. Dopo cinque anni, finisce a processo la vicenda dei finti matrimoni in cambio dei permessi di soggiorno scoperta nel 2017 con un’indagine della stessa polizia attraverso la Squadra Mobile di Modena. Un’operazione che fece scalpore e condusse a due arresti e undici denunce a vario titolo per corruzione , violazione dei doveri d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In manette due stranieri oggi 47enni: un albanese considerato il gestore, la mente del giro, e un marocchino complice. Interdetto un poliziotto 50enne, impiegato all’epoca all’ufficio immigrazione. E indagate altre dieci persone: tre donne italiane, sei stranieri e un altro poliziotto di 44 anni, la cui posizione è poi stata stralciata. La Mobile riuscì a scoprire, attraverso intercettazioni, controlli e pedinamenti, un giro di permessi di soggiorno che venivano consegnati in occasione di matrimoni finti. All’epoca si parlò di una ventina di matrimoni combinati, celebrati in Comune tra giovani albanesi e marocchini con donne italiane abbastanza in età. Fatto il matrimonio, scattava la richiesta di permesso di soggiorno, che arrivava secondo l’accusa dopo il pagamento di 3mila euro ai gestori del giro, mentre al poliziotto compiacente (il 50enne) venivano fatte regalie. Non è stato documentato alcun passaggio di denaro, ma piuttosto l’arrivo all’agente di un divano nuovo e un cambio di pneumatici con cerchi in lega, nonché la ritinteggiatura dell’appartamento in cui vive e tante cene offerte. Passato il periodo di interdizione, il poliziotto è stato reintegrato al lavoro, ma non più all’ufficio immigrazione. Tuttora è al lavoro in questura a Modena, ma in un altro ufficio. In questa fase preliminare le cornici dei fatti sono un po’ cambiate, e adesso dei venti matrimoni finti di cui si parlava inizialmente ne vengono contestati solo due. Resta però l’ipotesi accusatoria di un impianto ben definito, anche se non fu mai contestata l’associazione a delinquere. Ai due stranieri si rivolgevano connazionali irregolari, che cercavano il permesso di soggiorno. Il sistema più facile era quello di convolare a nozze: una volta sposata un’italiana, non ci sarebbe stato alcun problema nell'ottenere il prezioso documento. Così ecco che venivano trovate donne compiacenti. Da parte sua, il poliziotto 50enne si dice convinto della propria innocenza, sostenendo di aver dato solo consigli a chi glieli chiedeva. Ora tutto si chiarirà a processo con rito ordinario: la prima udienza è fissata all’8 novembre.l &nbsp;

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Tutti rinviati a giudizio: poliziotto e altri undici tra presunti corruttori e tasselli del “sistema”. Dopo cinque anni, finisce a processo la vicenda dei finti matrimoni in cambio dei permessi di soggiorno scoperta nel 2017 con un’indagine della stessa polizia attraverso la Squadra Mobile di Modena.

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